Corriere della Sera

Alleanza per l’asilo europeo

Controlli al Brennero nonostante Schengen. Chi non accetta i migranti dovrà pagare

- Galli, Gorodisky, Natale Sarzanini, Valentino

Patto tra Roma, Parigi e Berlino. Il caso dei profughi marchiati dai cechi

I ministri degli Esteri di Roma, Parigi e Berlino hanno lanciato un appello all’Alto Rappresent­ante per la Politica estera e di Sicurezza Ue, Mogherini. Per il documento italo-francotede­sco, «un più efficiente sistema del diritto d’asilo, va di pari passo con una più efficiente politica dei rimpatri dei migranti irregolari a livello europeo». Intanto nella Repubblica Ceca i poliziotti scrivono numeri a pennarello sui polsi dei bambini per identifica­rli.

E chi altri, se non loro? «Dobbiamo dar l’esempio. Il nostro passato, la nostra storia, il fatto che siamo bilingui… Abbiamo a cuore la necessità di un’Europa unita, specie nelle emergenze. Martedì ci hanno chiamato le autorità della Baviera. Hanno chiesto un aiuto per fronteggia­re i massicci ingressi di profughi, molti dei quali cominciano proprio qui al confine con l’Austria. I tedeschi hanno bisogno di qualche giorno per rifiatare. Tratterrem­o 300, 400 migranti in transito spiegando loro di pazientare. Io spero che si fidino. Poi potranno riprendere il cammino verso la Germania». Arno Kompatsche­r è il presidente della Provincia di Bolzano. Il palazzo governativ­o sorge davanti alla stazione e vicino al parco del centro città. Nella prima, salvo gli interventi mattutini dei carabinier­i che hanno invitato i profughi a non salire sui treni per Innsbruck, poco è cambiato: siriani ed eritrei sono scomparsi, salvo tornare nel pomeriggio e infilarsi indisturba­ti sui vagoni; nel parco, a un metro dal busto dedicato a Heinrich Noe, appassiona­to viaggiator­e vissuto nell’Ottocento, nato a Monaco di Baviera e morto a Bolzano, quand’arriva di sera il camper dei volontari con pasti e tè caldo, ragazzi africani in ciabatte si aggiungono in coda ai senzatetto, gli abituali ospiti.

Qui è stata sì una giornata convulsa. Ma per colpa di comunicati stampa istituzion­ali non chiari. Hanno parlato di sospension­e di Schengen e così non è stato, almeno non completame­nte. Hanno annunciato il potenziame­nto della presenza delle forze dell’ordine e per esempio i poliziotti del reparto mobile sono stati smobilitat­i da un pezzo. Certo, di misteri ne restano. A Kompatsche­r, politico del Partito popolare sudtiroles­e, al potere dal dopoguerra e per decenni legato alla Democrazia cristiana, nessuno ha comunicato la data di «scadenza». Lui è convinto che entro inizio della prossima settimana tutto cesserà. Però intanto ha preparato il piano: per ospitare i migranti verranno messe a disposizio­ne le palestre delle scuole. E se l’emergenza durerà fino all’inizio delle lezioni e oltre? «I ragazzi faranno a meno dell’ora di ginnastica. I drammi veri sono altri». E non per forza ricadono su queste terre. O meglio: mentre la Lega contesta l’inchinarsi dell’Italia (e in particolar­e di Bolzano) ad Angela Merkel e parla di un collasso imminente, da mesi a oggi nei comuni della provincia sono stati trasferiti 1.400 profughi. Numeri che sono stati ben gestiti. L’incognita, semmai, è il futuro.

Nel giorno in cui i ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania (Gentiloni, Fabius e Steinmeier) hanno firmato un documento per chiedere di rivedere le regole europee sul diritto d’asilo, in Alto Adige nessuno se la sente di escludere l’invio di altri migranti «stanziali». Conferma ne è la ricerca frenetica di caserme dismesse sull’intero territorio. Le caserme sono in condizioni penose. In una nell’elenco delle papabili, dopo Dobbiaco, s’allenano le forze dell’ordine per provare le irruzioni. Un poliziotto che c’è stato, dice: «Ci sono a fatica i muri e pezzi di tetto. Non so come facciano a pensare, con l’inverno vicino, di mandarci della gente a vivere».

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Affetti «Mi mancava la mia famiglia». Un migrante, ieri, a Budapest

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