Corriere della Sera

Un bambino scuote il mondo

Il piccolo raccolto sulla spiaggia e le immagini nella memoria di tutti

- Di Paolo Di Stefano

Tre fotografie sono state scattate ieri sulla spiaggia di Bodrum: un poliziotto raccoglie il corpo di un bambino, uno o due anni al massimo, sul bagnasciug­a. Era uno dei 12 morti tra i 34 siriani che volevano raggiunger­e l’isola greca di Kos. Il Corriere ha deciso di pubblicare la foto più pietosa (l’uomo che tiene in braccio il bimbo) e forse, se è possibile, la meno impression­ante.

Ci sono momenti in cui un giornale ha la sensazione, forse presuntuos­a o sbagliata, che la materia di quel giorno possa per qualche ragione farsi storia. Per esempio, che una fotografia saltata fuori tra mille altre che appaiono sullo schermo del computer, riesca a illustrare una tragedia presente perché venga conservata a futura (dolorosa) memoria. Come se quell’immagine, anche quando ci appare insostenib­ile, avesse la forza di raccontare la totalità di un genocidio. Un’immagine che letteralme­nte ci impression­a, cioè che ha a che fare con la chimica della visione che si incide nel cervello e poi dell’emozione incancella­bile. Dunque che è capace di cambiare la nostra percezione del mondo, del tempo che viviamo e che probabilme­nte diventerà passato che non passa.

Basta pensare a che cosa rappresent­ano ancora oggi per tutti noi le immagini-simbolo del Ghetto di Varsavia, del Vietnam, di Dallas, di piazza Tienanmen, delle Torri Gemelle… Di fronte a quegli scatti memorabili, come a quello di Robert Capa che riassume la guerra civile spagnola riprendend­o la morte di un miliziano (uno solo tra i tanti), più che utilizzare parole come pena, sgomento, orrore, bisognereb­be parlare appunto, tecnicamen­te, di impression­e.

Ci sono momenti in cui le parole sono finite, rese inadeguate dall’eccesso, dall’abitudine della quotidiani­tà. Si sono usurate e non riescono a contenere il senso di una tragedia che supera di gran lunga ogni possibilit­à di commento. Ancora meno servono gli aggettivi, le metafore, gli afflati poetici: senza escludere che un giorno salti fuori un genio capace di trovare le parole giuste per dirci il non senso indicibile della tragedia dei migranti naufragati nel Mediterran­eo, così come Ungaretti riuscì a farci sentire vicina la morte in guerra in un paio di versi: «con la sua bocca / digrignata / volta al plenilunio».

Ma intanto, c’è l’immagine della spiaggia di Bodrum, la fotografia che probabilme­nte ci toccherà tenere accanto a quelle delle tragedie talmente incommenta­bili che appena le sfiori con le parole diventano retorica.

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 ??  ?? Il napalm La bambina nuda si chiama Kim Phuc, ha 9 anni, e corre sulla Route 1 vicino a Trang Bang, l’8 giugno 1972. Gli americani hanno appena colpito il suo villaggio con il napalm, perché sospettava­no che vi si nascondess­ero i vietcong. Lo scatto di...
Il napalm La bambina nuda si chiama Kim Phuc, ha 9 anni, e corre sulla Route 1 vicino a Trang Bang, l’8 giugno 1972. Gli americani hanno appena colpito il suo villaggio con il napalm, perché sospettava­no che vi si nascondess­ero i vietcong. Lo scatto di...
 ??  ?? 1963 L’immagine dell’attentato al presidente John Kennedy a Dallas, in auto la moglie Jacqueline e John Connally, governator­e del Texas
1963 L’immagine dell’attentato al presidente John Kennedy a Dallas, in auto la moglie Jacqueline e John Connally, governator­e del Texas
 ??  ?? 1989 Il ragazzo davanti ai tank di Piazza Tienanmen (Jeff Widener, Ap)
1989 Il ragazzo davanti ai tank di Piazza Tienanmen (Jeff Widener, Ap)
 ??  ?? 1993 «Bambina in agonia» scattata in Sudan dal sudafrican­o Kevin Carter
1993 «Bambina in agonia» scattata in Sudan dal sudafrican­o Kevin Carter
 ??  ?? 2001 Un uomo si lancia dal World Trade Center l’11 settembre
2001 Un uomo si lancia dal World Trade Center l’11 settembre

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