Corriere della Sera

L’Everest di Gyllenhaal Brividi in 3D a Venezia

Scene spettacola­ri con il divo Gyllenhaal Il regista: nel mio film l’epica di Hollywood

- di Valerio Cappelli, Paolo Mereghetti e Stefania Ulivi

ha parlato coi produttori del film, e si è convinto di «una ricostruzi­one parziale di una tragedia accaduta perché due brave guide decisero erroneamen­te di diventare imprendito­ri del settore turistico. L’alpinismo è una cosa, il turismo è un’altra».

Ma il regista non omette «la commercial­izzazione della montagna, che fu avviata negli anni 90». Infatti tra quelle vittime ci sono falegnami e postini, che pagarono una piccola fortuna (65 mila dollari dell’epoca) pur di realizzare un sogno impossibil­e. C’è di mezzo l’ambizione, la competizio­ne, la fragilità umana, dunque la quarta parola chiave del film è «metafora». Jake Gyllenhaal: «Ho parlato con i figli di Scott Fischer, il capo della seconda spedizione, che morì. Erano preoccupat­i del ritratto che avrei dato del padre, una persona spensierat­a e divertente». Lo avevamo lasciato 10 anni fa al Lido a pascolare le pecore, violando il tabù del west, alle prese con il cow-boy omosessual­e di poche parole e molta solitudine, assieme al compianto Heath Ledger. I segreti di Brokeback Mountain lanciò Jake Gyllenhaal, il film di Ang Lee che vinse il Leone d’oro a Venezia e l’Oscar: «La mia vera storia d’attore è cominciata qui, sono felice e non sono parole di circostanz­a».

In un’operazione del genere, girata tra Nepal e Dolomiti nostrane (con scene simulate a Cinecittà), è inevitabil­e arrampicar­si sull’aneddotica dei casi di pericolo. Li ricorda il regista, che non è «un grande amante della montagna». È un viaggio intorno all’uomo: «Abbiamo combinato una storia intima e esistenzia­le, all’epica dei blockbuste­r di Hollywood». Altitudini e attitudini. Ma dopo la partenza bruciante molto più di tre metri sopra il cielo delle due ultime edizioni (la missione spaziale di Gravity e le ali di Birdman), per i palati cinefili è un’apertura troppo tradiziona­le. Respirare e applaudire, quando si è alla quota di crociera di un Boeing, non è facile.

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