Un assegno ridotto in modo progressivo dal 2% in su per chi lascia prima. Laurea, riscatto modulare
Ma secondo Damiano, ex ministro del Welfare, «quella stima è irrealistica perché ipotizza che tutti i lavoratori con 62 anni di età e 35 di contributi decidano di andare subito in pensione». E poi, secondo Damiano, «l’Inps non ha tenuto conto dei risparmi in termini di meno cassa integrazione, meno mobilità, e meno poveri da aiutare».
La flessibilità, però, non va intesa solo come taglio dell’assegno più o meno pesante per chi esce prima. «L’obiettivo — spiega Maurizio Sacconi (Ncd) anche lui ex ministro del Welfare, ora presidente della commissione Lavoro del Senato — è evitare l’ipotesi del ricalcolo contributivo». Significherebbe tagliare l’assegno di parecchio, anche del 30%, perché si terrebbe conto non del livello degli ultimi stipendi ma dei contributi versati nel corso della vita lavorativa. «Avrebbe un effetto devastante — continua Sacconi — sia sulla fiducia nel Paese sia sui consumi. Insomma sarebbe un disastro». Per questo, allo studio del governo, ci sono altri meccanismi che consentirebbero di far salire un po’ l’assegno previdenziale. Non solo a chi esce prima, in questo caso, ma a tutti. Il primo meccanismo riguarda il riscatto della laurea. Oggi chi ci pensa quando già lavora da un po’ di anni si vede presentare un conto salatissimo. E questo perché la somma da versare viene calcolata sulla base dello stipendio che prende adesso. L’idea è introdurre un riscatto «modulare», potendo decidere quanto versare e quindi anche di quanto far crescere la pensione futura. L’altro meccanismo riguarda gli «scivoli» concessi ai lavoratori che chiudono un accordo con l’azienda per l’uscita anticipata. Oggi sono gli stessi pre pensionati a pagarsi i contributi con i soldi ricevuti dall’azienda, soldi sui quali paga le tasse sia lui sia l’azienda stessa. L’ipotesi è che sia direttamente l’azienda a versare i contributi, anche se quello tecnicamente non è più un suo lavoratore. La somma inoltre non solo non sarebbe tassata ma potrebbe essere anche scaricata dalle tasse.
I lavori sono in corso e sul tavolo arriveranno altre proposte. Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, Scelta civica, frena: «La spesa pensionistica è già molto alta». Ma i sindacati guardano con molto interesse ai nuovi segnali: «Non bisogna penalizzare i lavoratori», dice per la Cgil Susanna Camusso, le «soluzioni devono essere digeribili e congrue» aggiunge Annamaria Furlan, Cisl. E sulla questione torna anche il presidente dell’Inps, Tito Boeri: «Un po’ di flessibilità in uscita verso la pensione sarebbe di aiuto per l’occupazione giovanile». Per una volta ministro ombra e ministro vero sembrano d’accordo.
lorenzosalvia