Corriere della Sera

«Mi viene voglia di mettermi a coltivare l’orto»

- Alberto Pinna Claudia Voltattorn­i

Suona il flauto e lo insegna dal 1985. Precario da 30 anni, Mauro Usai ne ha ora 51 e ha dieci giorni di tempo per dire si o no al trasferime­nto ad Agrigento. «La cosa più assurda è che la mia scuola, l’istituto magistrale Sebastiano Satta, ha bisogno di due insegnanti di musica. A me ingiungono di andare in Sicilia, prendere o lasciare. E magari un siciliano viene mandato qui». Moglie che ha una piccola impresa e dunque non può chiudere e andar via da Nuoro, un figlio all’università, «l’altro lontano dalla Sardegna, che lavoricchi­a... precario come me». Usai non riesce a trovare una logica: «Se non vado ad Agrigento vengo cancellato da tutte le graduatori­e. Se accetto, ho una famiglia disgregata per chissà quanto e devo rinunciare a un progetto jazz qui a Nuoro». Insieme Sopra Manuel Cadeddu, 42 anni, e Luisa Monni, 37, con il figlio di un mese e mezzo. Il «cervellone» informatic­o del Miur ha deciso di mandare Manuel a Genova, Luisa a Reggio Emilia

Appena ha aperto il sito del Miur due notti fa la professore­ssa Luisa Monni è scoppiata in lacrime. Cagliarita­na 37enne, docente di inglese precaria da 8, mamma di Nicola, un mese e mezzo, tra due settimane dovrebbe fare i bagagli per Reggio Emilia e lì fare l’insegnante di sostegno in una scuola media. Suo marito, Manuel Cadeddu, 42 anni, cagliarita­no e anche lui prof d’inglese precario da 8 anni, invece l’aereo lo dovrebbe prendere per Genova: insegnante di sostegno alle medie. Entrambi hanno sempre insegnato alle superiori. «Siamo frastornat­i, non avremmo mai immaginato una cosa del genere». Il dilemma di una famiglia con un bimbo appena nato e finalmente il tanto atteso posto fisso: «Ma come si fa?», si chiede il prof Cadeddu. «Guadagno poco più di 1.200 euro al mese: trasferirc­i in due città diverse, lontani l’uno dall’altro, pagare due affitti più il mutuo di una casa appena comprata». Con decine di cattedre della loro materia libere tra Cagliari e provincia. «Per coprirle chiamerann­o dei supplenti — dice Cadeddu —, mentre a noi ci mandano via». Quando hanno fatto la domanda di assunzione, raccontano, «avevamo messo in conto la possibilit­à di lasciare la Sardegna», e proprio per questo nella scelta delle 100 province di preferenza avevano scritto le stesse città. Solo che il cervellone del Miur per Luisa ha scelto la numero 21, cioè Reggio Emilia, mentre per Manuel la 25, Genova. «Mia madre — racconta lui — insegnava lettere al liceo: per andare a scuola ogni mattina prendeva il treno da Cagliari ad Oristano, i sacrifici li ha fatti e io non mi tiro indietro, ma come posso fare il pendolare tra Genova, Reggio e Cagliari?». Una soluzione per ora non l’hanno ancora trovata. Ma «intanto approfitte­remo del paracadute della supplenza annuale offerto dal Miur che ci permette di restare qui a Cagliari almeno un altro anno». Poi dovranno fare le valige. E probabilme­nte il professor Manuel Cadeddu cambierà lavoro, lui che ha un punteggio molto alto e una formazione così specializz­ata da avere l’abilitazio­ne per insegnare l’inglese in Gran Bretagna. Ma la «lotteria» del Miur, dopo anni di insegnamen­to alle superiori, ha deciso di fargli fare il docente di sostegno alle medie. «Con tutto il rispetto, mi sembra un grande spreco di risorse». Perciò tra un anno potrebbe smettere di fare il prof: «Andremmo a Reggio Emilia: lì mia moglie continuerà ad insegnare, io no, ma almeno staremo tutti insieme».

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