Lo scrittore: «È dai tempi di Orazio che si lamentano»
Gli insegnanti? Si lamentano degli stessi problemi da secoli, sostiene Alessandro Banda, classe 1963, scrittore e insegnante a Merano in un liceo delle scienze umane. È favorevole alla mobilità con una dose, ben fondata, di fatalismo: «Sono figlio di un errore burocratico — racconta —; mio padre, insegnante, aveva chiesto un trasferimento da Castelfranco Veneto a Treviso mentre un collega voleva Merano. Li hanno invertiti, e loro hanno accettato: prima di sanare la situazione, mio padre incontrò una collega che sarebbe diventata mia madre». Nel nuovo libro, Il lamento dell’insegnante (Guanda) godibilmente Autore Alessandro Banda è nato a Bolzano nel 1963 colto, umoristico, Banda parte dal maestro di Orazio e arriva fino a oggi, trovando delle costanti. «La retribuzione bassa e il bullismo, per esempio. Nella settima satira Giovenale si lamenta che un maestro guadagni in un anno quello che un atleta del circo guadagna in un giorno. Mentre Agostino lascia Cartagine per Roma a causa di un gruppo di studenti che veniva chiamato gli eversores, i devastatori». Qualcosa è cambiato, in peggio. Fino a qualche anno fa il sacrificio della mobilità era affrontato con meno disagio. «Anch’io ero pronto a girare; per il dottorato feci la domanda per Padova, dove avevo studiato, e pure per Arcavacata di Rende, università della Calabria. Ma ero giovane, come molti miei colleghi che sono venuti dal Sud, qui a Merano, e si trovano bene. A 40 anni, con famiglia, spostarsi è difficile. E poi: se la maggior parte dei professori vengono dal Sud, il problema è antico: la questione meridionale, sotto specie scolastica». Soluzioni non ce ne sono; ma correttivi sì. «Serve un’indennità simile a quella per i membri esterni della maturità. O un aiuto logistico, come si fa per gli ufficiali dell’esercito che hanno le foresterie: molti immobili dello Stato potrebbero essere destinati agli insegnanti».