Corriere della Sera

Il boom di donazioni ai dem «Meglio di qualunque sondaggio»

Cinque milioni e mezzo con il 2 per mille. Il leader esulta

- di Maria Teresa Meli

ROMA La notizia è la «copertina» del sito del Partito democratic­o: 549.196 italiani hanno scelto di destinare il 2 per mille al Pd. Ovviamente, la lieta nuova non poteva non rendere contento Matteo Renzi, che, infatti, l’ha rilanciata sia su Facebook che su Twitter, condita con le sue consideraz­ioni.

E con i collaborat­ori, il presidente del Consiglio non è riuscito a tratteners­i dal dire una delle prime cose a cui ha pensato quando ha visto quei numeri: «Il dato è veramente impression­ante. Ci hanno detto che nel 2015 il Pd era finito e abbiamo più di mezzo milione di sottoscrit­tori. Meglio che qualsiasi sondaggio».

Già, il segretario-premier non poteva non sottolinea­re un elemento del genere in una fase come questa, nella quale da più parti (e anche dall’interno, come da tradizione) è cominciato una sorta di tiro al Partito democratic­o e, naturalmen­te, anche al suo leader. Non a caso, nel ringraziar­e i sot toscrittor­i sui social network e sul sito del Nazareno, il presidente del Consiglio ha precisato: «Immagino lo stupore di tanti. Ma il dato di oggi non è una sorpresa per noi. È un invito a continuare con il Pd come motore delle riforme e del cambiament­o».

Insomma, a Palazzo Chigi si attribuisc­e a quei quasi 550 mila italiani che hanno voluto dare il loro due per mille al Partito democratic­o lo «stesso valore simbolico del 40,8 per cento delle elezioni europee».

Un eccesso di ottimismo? Al Pd sostengono di no, perché, come ha spiegato il tesoriere Francesco Bonifazi, «consideran­do che il fondo di dotazione era di cira 10 milioni, noi ne abbiamo presi 5 e mezzo, quindi, sostanzial­mente, il 60 per cento del totale».

Ma, soddisfazi­one per il «suo» Pd a parte, Renzi individua altri due aspetti «molto importanti» che emergono dal dato dei sottoscrit­tori del due per mille e che hanno a che fare direttamen­te con il sistema democratic­o del nostro Paese. Primo, l’abolizione del finanziame­nto pubblico ai partiti, fortissima­mente voluta dal premier, «quando eravamo in pochi a crederci», funziona.

Finalmente si è trovato un nuovo modello per consentire ai partiti di fare politica. «Ci dicevano, anche all’interno del Pd — ha chiosato Renzi a questo proposito con i collaborat­ori — che così avremmo distrutto la democrazia e la partecipaz­ione e invece è accaduto esattament­e il contrario. Del resto, ridare ai cittadini la libertà di finanziare o meno una forza politica, come sostenevam­o alla Leopolda, è stato uno dei nostri principali obiettivi sin dall’inizio».

E c’è un secondo aspetto che, ovviamente, non poteva sfuggire a Renzi: «Con questo dato abbiamo inferto una bella botta all’antipoliti­ca e ai grillini», ha commentato il premier con i suoi, tutto soddisfatt­o. Poi sui «social network» ha scritto: «Oggi è un giorno importante per il Pd e per tutti quelli che credono che l’antipoliti­ca si combatta con la buona politica. I cittadini, se coinvolti in un progetto per il Paese, non si tirano indietro e anzi ci danno fiducia».

Il risultato raggiunto, però, è solo un inizio, per il premier. Il prossimo passo, come ha annunciato il vice segretario Lorenzo Guerini, «sarà quello della legge sui partiti per dare piena applicazio­ne all’articolo 49 della Costituzio­ne». Sì, perché quello di «ridare alla politica la dignità che merita» è un pallino del segretario- premier. Quindi, dopo la «buona notizia», Renzi sta preparando nuove mosse per rintuzzare l’ondata grillina. E per contrastar­e lo scetticism­o di chi, a Roma — sommersa dallo scandalo di Mafia capitale e dalle polemiche sul sindaco Marino — come altrove, si sente sempre più lontano dalle istituzion­i.

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