Ilva, discarica rifiuti Anche Bondi e Gnudi sono tra gli indagati
Il governo gli aveva concesso la non punibilità per la discarica di rifiuti tossici interna all’Ilva. Invece il commissario straordinario Piero Gnudi e il suo predecessore, Enrico Bondi, sono indagati per gestione non autorizzata dei rifiuti e getto pericoloso.
La notizia è contenuta nell’avviso di proroga delle indagini chiesta dalla procura di Taranto per proseguire «Ambiente svenduto». L’inchiesta era stata aperta lo scorso gennaio e aveva portato all’arresto per concussione dell’ex presidente della provincia di Taranto, Gianni Florido, accusato di aver esercitato pressioni su funzionari pubblici per autorizzare le discariche di contrada Mater Gratiae. Poi, il 2 settembre, era intervenuto il Consiglio dei ministri, approvando un articolo, inserito nel decreto sulla pubblica amministrazione, che riguardava le «imprese di interesse strategico nazionale» e faceva riferimento, in particolare, all’Ilva, autorizzando le discariche.
Ma Gnudi, che attualmente ricopre la carica di amministratore straordinario, l’ex direttore dello stabilimento tarantino, Antonio Lupoli, e il suo successore e attuale direttore, Ruggiero Cola, sono tutti indagati. «È solo un fatto tecnico — spiegano dalla procura — siccome il termine di sei mesi stava scadendo abbiamo chiesto una proroga di indagini. Adesso bisognerà vedere, valutare l’Aia e le leggi che si sono succedute e poi decideremo». Certo è che la tegola giudiziaria giunge inaspettata sulla testa dell’ad Gnudi che il provvedimento del governo sembrava aver messo al riparo. Ma dalla procura spiegano: «Noi riceviamo continuamente esposti, denunce, segnalazioni. Dovremo studiare tutte queste carte. E purtroppo non abbiamo potuto farlo perché eravamo impegnatissimi con l’udienza preliminare dell’altro troncone di indagine». Quella parte di indagine, relativa al disastro ambientale, si è chiusa con il rinvio a giudizio. Il processo si aprirà a metà ottobre.