MIGRANTI
Soluzione per l’Africa
L’editoriale di Ernesto Galli della Loggia ( Corriere, 31 agosto), dedicato ai mali del secolo e al brusco salto che sta facendo la storia contemporanea, è ustionante per le coscienze di chi da fin troppo tempo soffre della superficialità dei nostri politici «senza frontiere» (sia in Italia che in Europa) che ignorano i grandi problemi che minacciano il nostro futuro planetario. Mi riferisco in particolare al tema dei migranti, per usare un termine illuminante di papa Francesco. Le soluzioni prospettate sono tutte confinate in una dimensione passiva: asilo comunitario, distribuzione delle quote, questua per trovare alloggiamenti. Si fanno numeri sempre più drammatici e previsioni, ma non si concepiscono piani ed iniziative efficaci... si è perso il coraggio di pensare «lontano» e in grande. Il problema non sono gli scafisti («stragisti»), ma l’Africa, dove l’esplosione demografica si coniuga con la millenaria carenza di risorse che nega condizioni di vita accettabili. La situazione di prima linea che oggi vive il nostro Paese non meriterebbe l’organizzazione di una «Conferenza nazionale sull’immigrazione», per la quale mobilitare tutte le nostre risorse intellettuali, e ascoltare le opinioni e i sentimenti della società civile? Il nostro Paese è ricco di pensiero creativo: ha filosofi, scienziati, sociologi, storici ed economisti, che potrebbero dare un contributo prezioso al programma del nostro governo. Potremmo sviluppare idee da proporre in Europa, e non solo per la Libia: serve un colossale Piano Marshall per l’Africa! Non possiamo far conto sulla Cina, la Russia, l’India o gli Usa, dobbiamo pensarci noi! È forse un’utopia pensare che ogni Stato europeo (o aggregazione dei più piccoli) possa «adottare» uno Stato africano ove creare infrastrutture, siti produttivi, risorse energetiche, cultura e democrazia e, laddove servano, anche azioni efficaci di peace keeping per garantire la realizzazione di questi piani? Serve davvero un’azione di «coaching illuminato» da cui deriveranno per le società future ingenti benefici reciproci, anche se in tempi lunghi. E questa è forse la sfida più difficile di tutte.
Segretario del Gruppo 2003 per la ricerca scientifica