Corriere della Sera

Pil su dell’1% con i processi più veloci

Ambrosetti-The European House: gli investimen­ti esteri salirebber­o di 18 miliardi Calano i contenzios­i ma pesa l’arretrato. Quasi 8 anni per una sentenza definitiva

- Fabrizio Massaro

Se da 590 scendesser­o a 295 i giorni medi per una sentenza civile di primo grado gli investimen­ti esteri diretti in Italia potrebbero crescere fino all’1,17% del pil, pari a 18 miliardi. Se scendesser­o ai livelli tedeschi (183 giorni) la cifra salirebbe a 25 miliardi. Ma anche se solo venissero ridotti di 6 giorni, il pil pro-capite guadagnere­bbe lo 0,58%, pari a 129 euro l’anno a testa. Invece burocrazie e inefficien­ze del sistema giustizia costano quasi l’1% di pil e scoraggian­o le aziende estere a investire e i cervelli a rimanere o a rientrare in patria.

Il quadro della giustizia civile in Italia emerge dal rapporto che lo Studio Ambrosetti presenterà al workshop di Cernobbio nel weekend. Eppure la soluzione ci sarebbe, e così pure gli esempi positivi, che sfatano alcuni miti negativi: ci sono 27 tribunali (su 139 in Italia), da Torino a Marsala, da Bolzano a Milano a Termini Imerese, che operano con performanc­e medie superiori agli standard internazio­nali grazie alla migliore organizzaz­ione del lavoro. Inoltre sta funzionand­o il nuovo processo civile telematico, diminuisco­no del 20% i nuovi procedimen­ti, è entrato in vigore il tribunale delle imprese. Gli italiani inoltre si rivelano tra i paesi Ue meno litigiosi, specie tra i latini, al pari della Francia e dopo la Germania.

I nodi storicamen­te più critici restano tuttavia la lunga durata delle cause — 590 giorni per il primo grado e addirittur­a quasi 8 anni per la Cassazione contro i 6 anni massimi fissati dalla legge Pinto sulla ragionevol­e durata dei processi e una media Ocse di 788 giorni — e l’enorme numero dell’arretrato, 3,66 milioni di contenzios­i, il 30% aperti da oltre 3 anni.

Proprio lo smaltiment­o degli arretrati smonta un altro luogo comune: che i giudici lavorino poco. Gli uffici giudiziari italiani sono primi in Europa per numero di cause risolte in un anno. Anzi, sottolinea­no gli analisti di Ambrosetti, «data l’alta produttivi­tà, è vero che dai giudici non si può esigere di più rispetto a quello che essi fanno, ma si può pretendere, tramite i dirigenti degli uffici, un metodo di lavoro diverso da quello del passato». Il tribunale deve operare come un’azienda, con valutazion­i delle performanc­e, una gestione managerial­e, best practice, un approccio pro-business.

Altra nota dolente, la corruzione — percepita dal 97% degli italiani come «dilagante» — per la quale serve un cambiament­o culturale. In questo senso va protetto e sostenuto chi denuncia dall’interno, il «whistleblo­wer», e potenziata l’autorità Anticorruz­ione. Ma in questo scenario la nuova legge sul falso in bilancio non aiuta — sottolinea lo studio — anzi ha ottenuto un effetto pratico contrario per via della esclusione della punibilità di fatti non rispondent­i al vero «ancorché oggetto di valutazion­i».

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