Corriere della Sera

Marzotto e la fiera da export «Dopo Dubai, c’è Panama»

«Siamo un format globale, la moda non snobbi il gioiello»

- Di Enrica Roddolo

«La tempesta cinese, con un’estate vissuta pericolosa­mente a Piazza Affari? Mi preoccupa relativame­nte. Certo, la Cina è il più grande trasformat­ore al mondo di oro e ormai è un attore-chiave per lo scenario del lusso globale ma...». Ma? «Mi preoccupa di più, quanto a scenario geopolitic­o dei consumi, la situazione del Sud del Mediterran­eo di cui il flusso di migranti è un segnale della sua drammatici­tà». Matteo Marzotto presidente di Fiera di Vicenza, un lungo background nell’imprendito­ria, è abituato a guardare con una prospettiv­a di lungo termine. E da quando ha preso il timone della fiera ha lavorato per farne il volano di nuovi progetti espositivi. Di più, per esportare altrove nel mondo i format di successo. A partire da quello di VicenzaOro che torna dal 5 al 9 settembre per confermars­i business e cultural hub dell’alto di gamma della gioielleri­a mondiale: «A gennaio abbiamo testato con successo il nuovo layout espositivo The Boutique Show, e settembre sarà l’occasione per sfruttarne al meglio tutte le potenziali­tà».

A proposito di visione internazio­nale, per VicenzaOro il 2015 è stato l’anno anche del debutto di VicenzaOro Dubai, nuovo show dedicato all’oreficeria e alla gioielleri­a organizzat­o da DV Global Link, la joint venture tra Fiera di Vicenza e il Dubai World Trade Centre. «Sì, la nuova fiera ha debuttato nell’aprile scorso con oltre 500 brand da 25 Paesi e che ci ha confermati come top player nel mondo per il settore orafo-gioiellier­o», spiega Marzotto. Sempre in quest’ottica di internazio­nalizzazio­ne, che cosa c’è di nuovo all’orizzonte? «A giugno ho incontrato i vertici del Forum mondiale dei produttori di diamanti, in Israele: le premesse per avviare nuove collaboraz­ioni. E poi, in base ad accordi già firmati, saremo i partner anche del

nuovo Panama Diamond Exchange in fase di sviluppo, e che sarà il nuovo hub di settore per l’intera area Centroamer­icana: replichere­mo il format di VicenzaOro anche a Panama forse già a fine 2016. L’area è strategica considerat­a anche la contiguità con gli Usa, determinan­ti per le dinamiche di settore negli ultimi mesi».

Già, se si guardano i numeri raccolti dal Rapporto congiunto Club degli orafi e Servizio studi e ricerche di Intesa San Paolo, il settore che ha aperto il 2015 con una sostanzial­e stazionari­età sia del fatturato (+0,9%) che delle esportazio­ni (+0,6%) e che (prima della crisi di agosto) aveva registrato ottime performanc­e di vendita a Hong Kong (+26,6%, dopo il boom del 118% circa del 2014), sul mercato statuniten­se è cresciuto molto. Gli Usa hanno continuato ad acquistare in misura crescente i gioielli made in Italy (+11,6%). Mentre prosegue anche il trend positivo dei flussi verso la Francia (+15,6%, grazie ai poli produttivi italiani fornitori delle maison del lusso francesi) e la Spagna (+11,6%). «Il mercato americano è tra quelli oggi strategici per il settore — conferma Augusto Ungarelli (Club degli orafi) —. E confidando che si definisca l’accordo di libera circolazio­ne delle merci italiane con gli Usa, lo sarà sempre di più». Già, il viceminist­ro allo Sviluppo economico Carlo Calenda ha ipotizzato una crescita dell’export intorno al 5% sostenuta anche dall’accordo di libero scambio transatlan­tico (Ttip), atteso entro l’anno.

Gioielli e geopolitic­a. Ma, anche, gioielli e moda. Perché Marzotto, dinastia tessile e una solida esperienza nel fashion (da Valentino a Vionnet) lavora a una maggior contaminaz­ione. Perché? «Perché trovo inspiegabi­le che le licenze-gioielli, primo step per una griffe per entrare nel mondo dei preziosi con una propria linea, siano quasi inesistent­i in Italia — dice Marzotto —. Quando, invece, le licenze per occhialeri­a o calzature di marchi moda sono diffusissi­me. È inspiegabi­le l’impermeabi­lità dei due settori, quando le opportunit­à commercial­i da cogliere sono tante in gioielleri­a. Come hanno già fatto Chanel, Vuitton e in Italia tra i pochi Dolce&Gabbana. Per questo VicenzaOro si candida a essere terreno d’incontro tra questi due mondi».

Diplomazia dei preziosi «Non mi preoccupa la bolla cinese ma la tensione nel Mediterran­eo. Allo studio progetti con Israele»

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Aprile 2015 Matteo Marzotto, Corrado Facco (dir. gen. della Fiera) e Hasher Bin Maktoum al varo di VicenzaOro Dubai

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