L’errore coloniale di Taylor Swift «Il suo video in Africa è razzista»
Accuse alla brava ragazza del pop per le immagini di «Wildest Dreams»
e bianca sull’Africa». E l’Huffington Post si spinge fino a parlare di «sfruttamento politico di una regione e della sua gente».
Non è bastato l’avviso finale: i proventi del video vanno all’African Parks Foundation of America. La difesa è affidata al regista: «La mia storica produttrice Jil Hardin — ha twittato — è una donna (super hot) di colore. Per vostra informazione». Non è la prima volta che Taylor sbaglia. Ma non è nemmeno la prima volta che sbaglia sullo stesso tema. Il politically correct non perdona. Il primo scivolone l’estate scorsa e sempre per un video. In «Shake It Off» c’erano delle eleganti ballerine in tutù, tutte bianche, e delle twerkatrici volgarotte di colore. Si era dovuto giustificare per lei il regista Mark Romanek: «L’intenzione è innocente e positiva. Gioca con stereotipi e cliché tipici dei video musicali». È di poche settimane fa il secondo presunto errore di Taylor Swift in tema di cromaticamente corretto. La sua discussione via Twitter (poi hanno fatto pace) con Nicki Minaj sul corpo delle donne e sul riconoscimento del valore delle donne di colore nel pop.
Per qualcuno tre indizi fanno una prova. E si potrebbe anche aggiungere che il retroterra culturale da cui viene Taylor Swift è quello della musica country, genere rivolto esclusivamente a un pubblico bianco e a volte additato come razzista.
Gli errori si perdonano. E forse i 15 milioni di clic che ha già raccolto «Wildest Dreams» su YouTube sono il segno.