Corriere della Sera

Aru, impresa sui Pirenei: stroncati i favoriti

- Marco Bonarrigo

Effimera è la gloria nel ciclismo: i tre eroi dell’ultimo Tour de France sono caduti ieri rovinosame­nte dal podio/piedistall­o conquistat­o lo scorso luglio, sugli stessi Pirenei dove avevano stupito. Colpa di Fabio Aru che, nella più dura tappa di sempre della Vuelta (4.800 metri di dislivello in 138 chilometri) ha realizzato l’impresa più bella della carriera. Froome? A 7’19”, vuoto nel corpo e nella mente. E così nervoso da bestemmiar­e (in italiano) in faccia alla telecamera della tv spagnola che gli stava (a suo dire) troppo vicino. Quintana? A 2’57”, sfiatato e febbricita­nte. Valverde? A 1’42”, incerto se occuparsi di se stesso o del capitano colombiano. Aru ha attaccato quel che restava dei favoriti sulla salita di Cortals de Encamp, strappando la maglia rossa di leader a Dumoulin. E rifilando 37” a Purito Rodriguez, che la tappa l’aveva disegnata per conto degli organizzat­ori (e a suo uso e consumo) sulle strade in cui si allena. Rodriguez ha mollato per ultimo la ruota del sardo a 5 km dal traguardo. Un Aru raggiante per il lavoro della squadra («Siamo uniti, forti, concentrat­issimi») e che non polemizza sul ruolo affidato dalla squadra a Mikel Landa, vincitore di tappa. Landa (fuori classifica) era in testa quando Aru è scattato e poteva aiutare il sardo, visto che Rodriguez era fiancheggi­ato dal pimpante compagno Moreno. Ma Astana (in ammiraglie gli italiani Martinelli e Zanini) non l’ha fermato puntando a tappa e maglia. A 11 tappe (e tante salite) dalla conclusion­e Aru ha 27” di vantaggio su Purito. Valverde è a 1’52, Quintana a 3’07”. La tappa più pericolosa per il sardo è la cronometro di Burgos, mercoledì. Intanto polemiche per caduta e ritiro del portoghese Paulinho, «abbattuto», come Sagan tre giorni fa, da una moto di corsa. Oleg Tinkov, manager di entrambi, ha minacciato il ritiro della squadra.

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