Fellini e «8½», una bomba per la grammatica del cinema
Quando in programmazione c’è 8½ non c’è storia, si consiglia quello, il film più bello del mondo. Certo oggi un classico, ma che nacque come la più sperimentale provocazione, annullando convenzioni, mescolando il reale a sogni, memorie, fantasia, immaginazione, nel racconto di un regista a corto di ispirazione che non riesce a iniziare un film.
Ogni volta che lo si rivede si scopre qualcosa di inedito: fu una bomba che nel ’63 sconvolse grammatica e sintassi del cinema come Joyce o Proust in letteratura Sguardo Marcello Mastroianni (1924-1996), in una scena di «8½», il capolavoro di Federico Fellini del 1963 o Pirandello in teatro. Nomi non a caso: san Fellini veniva dall’analisi junghiana col prof. Bernhardt (dopo il cataclisma della Dolce vita) e questo film in continuo divenire (in un presente storico) ci acchiappa nelle sue spire, ci accompagna al girotondo finale e al bambinetto in divisa con la tromba (morirà subito dopo), ragionando su Tempo e Sogno.
Non è un film difficile come si diceva (tentarono di colorare flash back e forward), basta abbandonarsi e riconoscersi, scegliendo ciò che più ci somiglia: la Saraghina al collegio, l’harem e la casa della nonna (stesso luogo), l’incontro col cardinale in sauna («eminenza non sono felice…»), le terme, Asa Nisi Masa (acronimo di Anima) tutta una fiera delle meraviglie che non finisce di stupirci e commuoverci. 8½ , spesso copiato ( Nine), rappresenta la circumnavigazione dell’inconscio felliniano, il senso del tempo interiore e di quella «baracchetta» che era il mondo del suo cinema.
Dove gli attori sono complici, dall’alter ego Marcello Mastroianni (il suo film preferito) al gruppo di signore con Anouk Aimèe, la fantastica Sandrocchia Milo, la Falk grillo parlante, la prima Cardinale in viva voce, la fantasmatica Boratto, la bistrata Barbara Steele che sarà diva horror italiana, Edra Gale che balla la rumba sulla spiaggia, la mamma Giuditta Rissone. E alle 23.47 volendo ci sono pure I vitelloni: grande bouffe. Non perdeteli. 8½