Corriere della Sera

Al G20 la sorpresa Italia e il caso lavoro

- di Stefania Tamburello DALLA NOSTRA INVIATA

La parola è alla Cina. Al vertice del G20 finanziari­o, che da oggi vedrà riuniti nella capitale turca i ministri dell’economia e delle Finanze dei venti Paesi più ricchi del mondo, l’interesse è tutto rivolto a ciò che diranno i rappresent­anti di Pechino. Preoccupan­o le tensioni sui mercati provocate dalle manovre sullo yuan, ma preoccupa ancora di più il rallentame­nto dell’economia che ne sta alla base. E che rischia di frenare la ripresa mondiale, come ha avvertito il Fondo monetario disegnando qui ad Ankara, alla vigilia del vertice, le prospettiv­e di sviluppo globale, che restano «moderate» ma che riservano una qualche timida sorpresa per l’Europa e per l’Italia. Dalla Cina ministri e governator­i, si aspettano di sapere quali azioni verranno intraprese per sostenere la domanda interna e per guidare così la transizion­e verso un modello di sviluppo più maturo, non centrato solo su esportazio­ni e investimen­ti e più attento alle regole del mercato. «La priorità politica della Cina è raggiunger­e una transizion­e graduale verso modelli più sostenibil­i di crescita» ha osservato il Fmi. Pechino deve «continuare ad attuare le riforme necessarie per garantire la convertibi­lità della valuta», ha detto ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, mentre il segretario al Tesoro Usa Jack Lew ha ricordato come gli Stati Uniti da tempo chiedono alla Cina di lasciare lo yuan libero di fluttuare. Si parlerà di Cina, di crescita e pure di lavoro perché ad Ankara si incontrera­nno anche i ministri del Lavoro del G20, con prospettiv­e più limitate di coordiname­nto anche se ieri si è affacciato il tema, ben più coinvolgen­te, della migrazione. «La Germania prevede l’arrivo di 800 mila richiedent­i asilo nel 2015: il governo intende rendere più facile per tutti i migranti l’accesso al mercato del lavoro» ha segnalato ieri la ministra tedesca, Andrea Nahles.

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