Meloni: «Si scusino Un funzionario non può sindacare il mio pensiero»
«Io voglio che il governo si scusi. Qualcuno mi deve dire: è stato l’errore di un burocrate che ha travalicato i suoi compiti. Perché l’Italia è un Paese libero. E io ho il diritto di cittadino, prima ancora che di parlamentare, di dire quello che penso». Aveva già scritto a Matteo Renzi e al presidente, Sergio Mattarella, ieri Giorgia Meloni ( foto), leader di Fratelli d’Italia, ha inviato anche alla presidente della Camera, Laura Boldrini, una richiesta di tutela. Perché? «Perché ho ricevuto una censura dall’Unar, l’ufficio discriminazioni razziali. La numero 10.635». Cosa riguarda? «Mi si contestano frasi a me attribuite da un blog, senza nemmeno chiedermi conferma. Come si permette un funzionario di sindacare il mio pensiero assieme a quello di altre 10.634 persone?». Quale pensiero? «Profughi a parte, dobbiamo dare la priorità alle comunità che si comportano meglio». E non è razzismo? «No, nel decreto Flussi la discrezionalità già esiste. Io tra quei criteri inserirei la sicurezza e la facilità di integrazione. E darei magari la priorità ai filippini. O ai cristiani rispetto agli islamici, come fa il premier della Slovacchia che è socialista come Renzi. L’Udar gli scriverà?». Cosa ha chiesto alla Boldrini? «Anche se non condivide le mie idee, vorrei che facesse sentire la sua voce a difesa delle mie prerogative tutelate dalla Costituzione. Prima ancora che dall’articolo 68 sull’immunità, dal 21, che dà libertà di parola a tutti. L’ho chiesto anche a Renzi e a Mattarella. Nessuno mi ha risposto. Ma non mi fermo». E cosa farà? «Chiederò alla capigruppo, alla Giunta, competente sulla sindacabilità delle mie opinioni, o interpellerò il governo. Certo, i colleghi del Pd tutti zitti ...». Forse non condividono. «Le idee non c’entrano. Fosse successo a loro con un governo di destra avrebbero chiamato i caschi blu. Io invece dico ai cittadini che la pensano come me ... autodenunciatevi all’Udar».