Bersani e Boschi, gelo sulle riforme «C’è disagio». «Basta con le scuse»
Duello a distanza alla festa dem. Applausi e qualche brusio per l’ex segretario
Lontani, lontanissimi, quasi alieni. Le anime diverse del Partito democratico si sfiorano senza toccarsi alla Festa dell’Unità. Pierluigi Bersani e Maria Elena Boschi parlano sullo stesso palco in momenti diversi. Ma la riforma del Senato e la sua elettività restano lì, come un blocco di cemento difficile da rimuovere o anche solo da scalfire. E la parola scissione, nonostante la platea militante, aleggia nonostante le rassicurazioni di Bersani. Che dice «tre volte mai».
Parte Bersani, e parte duro. Parla di disagio, citando l’intervista di D’Alema al Corriere. Con il Senato futuribile «a mio parere viene fuori una deformazione seria del processo democratico». Colpa del «combinato disposto tra legge elettorale, mancata regolamentazione delle primarie, scomparsa del finanziamento pubblico dei partiti». Secondo l’ex segretario, il problema «non è quello dell’uomo solo al comando, ma quello dell’uomo solo al guinzaglio. Al guinzaglio di chi ha grandi risorse economiche e di organizzazione».
Il ministro Boschi parte soave: «Sul 90% della riforma siamo d’accordo». Ed «incontri ci sono stati e ci saranno, non mancherà il confronto vero». Poi, la ministra simbolo della riforma non cambia tono ma musica: «Però sono dell’idea che non si possa sempre ricominciare da capo. Basta con le scuse. Il fatto che in democrazia si decida all’unanimità è una bugia. Si decide a maggioranza».
La domanda è se la maggioranza che approverà il nuovo Senato vedrà come determinanti (e non più solo aggiuntivi) i voti dei fuoriusciti di FI guidati da Verdini: «La maggioranza su questo c’è già stata e ci sarà. Io spero che ci sia anche il Pd». E più in generale, è «un elemento in positivo in termini di politica, e non di preoccupazione per i numeri, il coinvolgimento delle opposizioni». In ogni caso, «noi andiamo avanti lo stesso, non aspettiamo loro». Ma Boschi non teme il disorientamento degli elettori pd? Qui il ministro si lancia: «Se si tornasse a votare, sono convinta che supereremmo ancora il 40%».
Possibili mediazioni? Bersani dice di non saperne nulla. Per quanto lo riguarda, inviterà a non fare «scelte che fanno a pugni con quello che colgono i cittadini: «Tanto vale abolire il Senato». Il leader della minoranza pd indica una sorta di doppio conflitto di interessi di Matteo Renzi. «Come segretario del Pd avrebbe il compito di cercare testardamente una sintesi. Non far correre le cose che leggo, come il fare le riforme con i transfughi». D’altra parte, «come presidente del Consiglio, dovrebbe lasciar dire qualcosa al Parlamento. Non esiste una Costituzione scritta dal governo fin nelle virgole». Insomma: «Non si possono avere una Camera è un Senato tutti decisi a tavolino». L’intervento è in crescendo: «Non vorrei che le mie figlie vivessero in un paese che non somiglia a nessuno». Ma il fatto è che «l’insieme delle cose che ho detto non sono reperibili in altre realtà». La platea qui si divide, una parte plaude, qualcuno protesta. Ma è solo un istante. Ma la scissione tra i democratici è possibile? «Tre volte mai».
Le stime Il ministro: se si votasse saremmo oltre il 40% E l’ex leader esclude scissioni: mai, mai, mai