La busta paga della bracciante «Paola è morta per 27 euro al giorno»
Foggia, la rabbia del marito. I sindacati contro le agenzie interinali: gliene spettavano 49
adire le vie legali e a segnalare le inadempienze alla Guardia di finanza».
Tra acconti e saldi, oneri in capo alle agenzie interinali o alle aziende utilizzatrici, il caporalato moderno sembra così nascondersi tra le pieghe di una somministrazione del lavoro apparentemente regolare. «Non solo apparentemente — spiega il vice presidente di Quanta Vincenzo Mattina — ma anche nella realtà. Se dobbiamo dare qualcosa ai lavoratori, la daremo, chiariremo tutto. Come abbiamo già fatto nel 2014 dopo le segnalazioni dell’ispettorato del lavoro: abbiamo chiesto all’Inps di normalizzare tutte le posizioni non regolari, in gran parte sottoinquadramenti dei lavoratori. Il ravvedimento, per la sola Puglia, ci è già costato 120 mila euro per la prima tranche e complessivamente ce ne costerà 400 mila». A dimostrazione che qualcosa, nelle campagne del Tavoliere, non quadra. «Sì — spiega ancora Mattina — e ne avemmo la percezione nel 2013, due anni dopo la nostra decisione di entrare nel settore agricolo, prevalentemente in Puglia ma anche in Sicilia e Lazio. Inviammo subito tre persone da Milano a Rutigliano e alla fine del nostro screening, due dipendenti, denunciati anche per concorrenza sleale perché avevano preso contati con altre agenzie, andarono a casa». Mai pensato che agissero da caporali? «Sì, il dubbio ci è sorto — conclude Mattina — in particolare che utilizzassero la cosiddetta “paga di piazza”».
Che non è il salario contrattuale (applicato in Puglia dal 20% delle aziende, secondo la Flai) ma la consuetudine che prevede il sottosalario per immigrati e donne, tanto più basso quanto più a Sud si va. La risposta alla domanda di Stefano — perché morire per 27 euro — è in questa amara verità.
@MicBorrillo