Corriere della Sera

Quella voglia di libertà «fuori protocollo»

- Di Luigi Accattoli

Infine l’ha fatto. L’aveva detto tante volte che gli sarebbe piaciuto uscire in città, ma vederlo per via, non l’avevamo mai visto. C’erano leggende. Una diceva che fosse andato più volte in un bar vicino al Vaticano a fare colazione, pagando alla cassa, alle sei del mattino. Ma nessuno mai aveva potuto documentar­lo. Il maggio scorso aveva detto al quotidiano argentino La Voz del Pueblo che gli «mancava» la possibilit­à di «andare in una pizzeria a mangiare una buona pizza». L’intervista­tore era un amico e Bergoglio si era sfogato: «Non posso uscire. Immaginati se esco quello che si scatena. Un giorno sono uscito con l’automobile solo con l’autista e mi sono dimenticat­o di chiudere il finestrino, era aperto e non me ne sono accorto. Io stavo seduto accanto all’autista, dovevamo andare avanti, ma la gente non ci lasciava passare». Chissà quando sarà stato: non c’è riscontro di quell’impresa. Ma si sa che quando vuole fare qualcosa «privatamen­te» — come ama dire — cioè al di fuori del protocollo, poniamo per andare a Santa Maria Maggiore «a pregare la Madonna», dov’è andato una ventina di volte, chiama il comandante della Gendarmeri­a, Domenico Giani e gli dice: «Andiamo lei e io soli». In verità poi vanno in tre: l’autista, Giani e lui. Anche Wojtyla usciva in incognito, per andare a sciare al Terminillo o al Gran Sasso. Ma Francesco è il Papa che più si muove per Roma: da ieri sappiamo che lo fa anche al di fuori delle visite alla «Salus Populi Romani», che è il nome dell’icona di Santa Maria Maggiore.

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