GENERAZIONI E PENSIONI IL DILEMMA: CHI VA TUTELATO?
Qualcuno, nel chiacchiericcio un po’ sommario che spesso accompagna questo dibattito, ha detto (e dirà) che almeno loro una pensione ce l’hanno, mentre molti giovani resteranno senza.
Ma il punto è proprio questo: ragionare di decurtazioni severe degli assegni attuali può far tornare i conti e assicurare allo Stato di non aumentare la spesa pensionistica (obiettivo peraltro sacrosanto) ma se lo scopo del governo, indicato da Giuliano Poletti come «laterale ma non meno importante», è quello di «aiutare l’occupazione giovanile», cioè liberare posti di lavoro per le nuove generazioni, non serve a nulla, tranne che a tacitare le coscienze.
L’ultima riforma del sistema pensionistico, quella che reca il nome della Fornero, fu il frutto di un’esigenza diversa, quella di mettere in sicurezza i conti dello Stato in un momento drammatico, in cui il nostro Paese aveva perso credibilità, come testimoniava quel numerino dello spread che non smetteva di crescere. Anche per questo, per il periodo difficile e convulso in cui fu concepita, quella riforma contiene numerosi errori che vanno corretti.
Il punto è non farne di nuovi, magari in nome di una emergenza diversa, che oggi si chiama disoccupazione giovanile. Si possono condividere o meno gli obiettivi che spingono un governo a mettere mano a un sistema pensionistico, quello che si deve pretendere è che vi sia un’attenta ponderazione dei pro e dei contro. Ci si prenda il tempo necessario, si sgombri il campo dalle ipocrisie e si intervenga soltanto dopo aver soppesato bene tutte le conseguenze.
Non possiamo permetterci altri errori.