Corriere della Sera

GENERAZION­I E PENSIONI IL DILEMMA: CHI VA TUTELATO?

- SEGUE DALLA PRIMA Antonella Baccaro

Qualcuno, nel chiacchier­iccio un po’ sommario che spesso accompagna questo dibattito, ha detto (e dirà) che almeno loro una pensione ce l’hanno, mentre molti giovani resteranno senza.

Ma il punto è proprio questo: ragionare di decurtazio­ni severe degli assegni attuali può far tornare i conti e assicurare allo Stato di non aumentare la spesa pensionist­ica (obiettivo peraltro sacrosanto) ma se lo scopo del governo, indicato da Giuliano Poletti come «laterale ma non meno importante», è quello di «aiutare l’occupazion­e giovanile», cioè liberare posti di lavoro per le nuove generazion­i, non serve a nulla, tranne che a tacitare le coscienze.

L’ultima riforma del sistema pensionist­ico, quella che reca il nome della Fornero, fu il frutto di un’esigenza diversa, quella di mettere in sicurezza i conti dello Stato in un momento drammatico, in cui il nostro Paese aveva perso credibilit­à, come testimonia­va quel numerino dello spread che non smetteva di crescere. Anche per questo, per il periodo difficile e convulso in cui fu concepita, quella riforma contiene numerosi errori che vanno corretti.

Il punto è non farne di nuovi, magari in nome di una emergenza diversa, che oggi si chiama disoccupaz­ione giovanile. Si possono condivider­e o meno gli obiettivi che spingono un governo a mettere mano a un sistema pensionist­ico, quello che si deve pretendere è che vi sia un’attenta ponderazio­ne dei pro e dei contro. Ci si prenda il tempo necessario, si sgombri il campo dalle ipocrisie e si intervenga soltanto dopo aver soppesato bene tutte le conseguenz­e.

Non possiamo permetterc­i altri errori.

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