Per gourmet o di design Ma con «5 fiori»
Uniti dal 1999 sotto il marchio Gallo Rosso (www.gallorosso.it), molti dei 1.600 masi dell’Alto Adige permettono di sperimentare una vacanza contadina a contatto con la natura. È un soggiorno che parla di tradizioni secolari: la festa della transumanza, quando a settembre le mucche scendono dagli alpeggi; la raccolta della frutta e degli ortaggi o la lavorazione di materiali poveri come il legno, il fieno e la lana. I comfort? In quelli classificati con i «5 fiori», al massimo livello: pavimento in legno, colazione contadina con 6 prodotti provenienti dal maso; uno spazio in cui acquistare almeno quattro prodotti lavorati dal contadino; una persona per gli ospiti che li coinvolge in escursioni, degustazioni, corsi di cucina. Ce ne sono a S. Lorenzo di Sebato (maso Oberbinder) e a Laion, in Valle Isarco (maso Kirchwieserhof ), a Velturno (Oberhauserhof) e a San Candido (Glinzhof). Il bello, però, è che ogni maso è specializzato in qualche cosa. Ecco i masi gourmet e masi di design, i masi antiallergici (le lenzuola, le tovaglie e le tende sono in tessuti anallergici, come al maso Krahbichl, a Predoi, o al maso Innerkapron, a Curon) e i masi per gli appassionati di cavalli, con attrezzatura per cavalcare e anche guida equestre (maso Steinerhof a Plan; maso Oberfahrerhof e maso Gstatschhof, a Castelrotto). I più riposanti? I masi con vista, perché regalano scenari a 360 gradi su vette e montagne da record, come gli «aghi» delle Odle (Maso Verlotthof, in Val di Funes) e la magnifica parete verticale del Sasso di Santa Croce (maso Chipra, in Val Badia). I funghi furono inizialmente catalogati e accoppiati alle piante dal naturalista Linneo. Nel 1817 il botanico, entomologo e fisico tedesco Christian Gottfried Daniel Nees von Esembeck li elevò al rango di Regno: sue alcune tra le pubblicazioni più importanti. Ne sono state classificate circa 100 mila specie. I criteri di valutazione attuali furono stabiliti dal biologo americano Robert Whittaker nel 1968 uando piove e gli altri si lamentano, lui sogna. Quando il caldo umido non fa dormire, lui è felice. Quando tutti frignano perché l’estate sta finendo, è il suo momento. Il cercatore di funghi è così. Attende paziente e speranzoso l’autunno, pronto a infilare gli scarponi e a calarsi nei boschi con cestino e bastone. Ci siamo. Questo potenzialmente è un grande anno nonostante un luglio troppo arido e caldo. In molte zone, da metà agosto, è piovuto abbondantemente nel periodo di luna calante e le temperature non si sono abbassate quando la luna ha ricominciato a crescere. Il nemico numero uno dei fungaioli, il vento asciutto, per ora non ha soffiato.
Il tam tam dice che le prime buttate abbondanti di porcini sono state al Nord, nelle conifere del Trentino, dell’Alto Adige e del bellunese, ma anche in Piemonte, precisamente in Valsesia, c’è chi si è già tolto molte soddisfazioni. «Le premesse sono per una grande annata. A parte le fasi lunari, a cui non credo, le piogge sul terreno ancora caldo hanno fatto bene al bosco — spiega Gabriele Maggioni, presidente del gruppo Micologico di Missaglia, in provincia di Lecco —. Sono reduce da una trasferta in Austria con alcuni amici e abbiamo trovato dei bei funghi. Sicuramente in questi giorni stanno nascendo anche sulle nostre montagne. È lì che consiglio di andare a cercare, in alto, dai 1.500 metri in su, scendendo di quota via via che passano i giorni e le settimane».
Anche Guido Stecchi, esperto di grande fama (ha scritto molti libri sui funghi) e presidente dell’Accademia delle 5T, è ottimista: «Prepariamoci a buoni raccolti. Finora, nono-