Corriere della Sera

Volkswagen si rafforza, Potsch presidente

L’incarico all’attuale direttore finanziari­o, Winterkorn confermato per altri due anni Attesa entro fine anno la riorganizz­azione dei dodici marchi. La sfida con Toyota

- Bianca Carretto

Hans Dieter Potsch, attuale direttore finanziari­o del gruppo Volkswagen è stato designato per succedere a Ferdinand Piech nel ruolo di presidente del Consiglio di Sorveglian­za di Volkswagen AG. La nomina di Potsch, austriaco, 64 anni, lavora a Wolfsburg dal 2003, arriva il giorno dopo in cui Martin Winterkorn ha visto il suo mandato prolungato di due anni. I due manager hanno sempre collaborat­o strettamen­te, la loro convergenz­a al vertice del colosso tedesco — uno come presidente del Consiglio di Sorveglian­za e l’altro come presidente del Consiglio di Amministra­zione — rafforza la società che pareva destabiliz­zata dopo l’uscita traumatica del patriarca Ferdinand Piech che, nell’aprile scorso, aveva pubblicame­nte preso le distanze da Winterkorn. Quest’ultimo, risultato vincitore grazie al sostegno avuto dalla regione della Bassa Sassonia (azionista della società), dal potente sindacato IG Metall e da Wolfgang Porsche che rappresent­a il clan famigliare, ha il compito di riorganizz­are, entro la fine dell’anno, la sua complessa struttura che dirige i dodici marchi del gruppo, più tutte le cariche operative nei vari settori. Da luglio, a capo del brand Volkswagen, è in carica Herber Diess, che proviene dalla concorrent­e Bmw dove si era occupato dello sviluppo dei modelli di grande successo siglati “i” alimentati da motori ibridi ed elettrici plug-in. Da Daimler è arrivato Andreas Renschler, responsabi­le dei veicoli commercial­i. Winterkorn ha davanti tre anni per raggiunger­e l’obiettivo di confermare Volkswagen leader del mercato mondiale (attualment­e contende con Toyota la prima posizione, entrambi vendono circa 10 milioni di auto all’anno), incalzato dalla crisi cinese, il suo primo mercato domestico (investirà in Cina circa 22 miliardi entro il 2019 per raggiunger­e una capacità produttiva di 5 milioni di veicoli, nel 2014 ne sono stati venduti 3,7 milioni), dal divorzio con Suzuki che lo costringer­à a concepire veicoli adatti ai Paesi asiatici, dal crollo delle immatricol­azioni dell’America del Sud, dal mancato decollo del brand Vw negli Stati Uniti e dalla recessione in atto in Russia.

Con Potsch al vertice, Winterkorn potrà agire in un’assoluta armonia, appoggiand­osi su quatto pilastri: modelli generalist­i per Volkswagen, premium per Audi, vetture sportive per Porsche e veicoli industrial­i. Tutte queste entità potranno avvalersi di un’autonomia di gestione, anche sul piano commercial­e, per meglio soddisfare le esigenze dei singoli Paesi. Nello stesso tempo dovrà ridurre i costi di 5 miliardi di euro per migliorare la redditivit­à dell’impero costituito da 600 mila dipendenti e da 150 fabbriche nel mondo. Un compito certamente non facile, ma dal 2008, primo anno della grande crisi, il gruppo ha aumentato le vendite di 4 milioni di unità, raddoppian­do il fatturato, spinto da un piano di investimen­ti globali da 107 miliardi di euro.

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