Coop: «Cresce il potere di acquisto delle famiglie» Ma l’ipermercato soffre
Un potere d’acquisto per la prima volta, dopo anni, in miglioramento dell’1,5% frutto anche del bonus Irpef da 80 euro. Una riforma del lavoro buona, anche se «i posti non si creano con le leggi, semmai è necessario che le persone vadano in pensione». E un aumento — sembra scongiurato — dell’Iva tanto che «il governo ci ha assicurato che non scatteranno le clausole di salvaguardia». Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, ha fatto ieri il punto sulla grande distribuzione (il consorzio di cooperative è prima per quota di mercato). L’occasione era ghiotta: il tradizionale rapporto sui consumi. Che denota un’Italia bipolare. Potremmo abbozzare il titolo del film: «La fine del ceto medio». Superando la «cetomedizzazione» della società, definizione cara a Giuseppe De Rita che negli anni Novanta la coniò per descrivere la crescita di una piccola borghesia autonoma. Dallo studio emerge uno spaccato sociale interessante perché s’intravede per la prima volta un’Italia dinamica dopo sette anni di Grande Crisi seppur estremamente polarizzata su diverse dicotomie: giovani-vecchi, Nord-Sud, uomini-donne. La cartina di tornasole della sparizione del ceto medio sta tutta nel declino del modello dell’ipermercato: store con grandi metrature all’interno di grossi centri commerciali. Una volta servivano per riempire il carrello fino all’inverosimile soprattutto nel fine settimana. Ora invece trionfano i supermercati e i negozi di vicinato: scontrino ridotto al minimo, si compra soltanto il necessario. Fin qui le note dolenti. Quelle più positive segnalano come l’Italia sia in fase di ripartenza. Attenzione: nulla di statisticamente rilevante ma potremmo coniare la metafora del trekking. Il Paese si sta sacrificando e sta risalendo la china. Certo la Grande Crisi ha lasciato cicatrici profonde: Coop dice che l’Italia ora è schizofrenica, se tra Trento e la Calabria corrono più di 1.000 euro di differenza nella spesa mensile. E anche la forbice generazionale si è allargata in maniera tale che gli over 65 spendono in media più di 100 euro al mese per la spesa rispetto agli under 35.