Nelle favole di Alice e Agnès i vestiti vivono di vita propria
Tradizionale appuntamento con la «creatività al femminile» all’interno delle Giornate degli Autori, sono stati presentati ieri gli ultimi due cortometraggi della serie Miu Miu Women’s Tales, rispettivamente il nono e il decimo: De Djess di Alice Rohrwacher e Les 3 boutons di Agnès Varda. E colpisce subito, nei due lavori concepiti e diretti in totale (e lontana) autonomia, la similitudine nell’utilizzo di un vestito da gran sera che si anima e vive di vita propria, quasi in opposizione rispetto alle due ipotetiche destinatarie. Nel primo, parlato in una lingua intraducibile che è all’origine anche dell’intraducibile titolo, un abito decisamente impertinente si fa gioco della «divina» proprietaria a cui è destinato (interpretata da Alba Rohrwacher) per vivere di vita propria, decidendo di offrire un momento di glamour a una anonima domestica. Nel secondo invece, la Varda sceglie come protagonista una ragazza di campagna abituata a mungere capre, di fronte alla quale una lunga pezza di stoffa arrivata per posta prende le forme di un sontuoso abito da sera, invito e stimolo a un viaggio verso la città lungo il quale perderà tre bottoni destinati ognuno ad innescare altre storie. Impossibile non notare come in entrambe queste registe — lontane per formazione ma non per sensibilità — l’eleganza della moda sia sogno di riscatto e di rivincita, lontane tutte e due dalla facile superficialità modaiola, come in un’ansia di riscatto che è femminile e femminista insieme.