Corriere della Sera

Avversari come Malta vanno sempre preservati

- Di Mario Sconcerti

Le partite con Malta somigliano sempre alle partite di tanti anni fa, gli indiani contro il generale Custer, ma non è ancora il tempo di Toro Seduto. I progressi tattici di Malta, non a caso allenata da un italiano, Ghedin, ottengono solo di far giocar male gli avversari, non di fare risultato. Dispiace quasi quando Pellè trova il colpo di mano, perché gli avversari sono una specie in via di estinzione, andrebbero protetti come le conifere dell’Alaska, sono generosi e ingenui, corrono, lottano come da leggenda, e alla fine, secondo destino, perdono. In questo caso pure con un gol da annullare. Meglio per l’Italia che adesso si ritrova in testa al girone, abbastanza qualificat­a da confermare che Conte, con il poco che ha, ha fatto comunque un buon lavoro. Impossibil­e in queste partite dare un giudizio tecnico. Però Pirlo ha mantenuto in modo leggero la sua differenza. È l’unico a verticaliz­zare di prima, a sbagliare pochi palloni. Non è mai decisivo ma presente. Verratti ha tanto talento ma si diverte a ridurlo. Non gioca mai veloce, cerca il colpo vincente in ogni contrasto. L’abbiamo scambiato per il nuovo Pirlo ma è un’altra cosa. Pirlo gioca di prima, Verratti di terza. Ha ancora la convinzion­e che il calcio sia un divertimen­to, quindi cerca il numero e spreca tempi di gioco. In questo non l’aiuta lavorare in Francia, terra dove il numero è un effetto, non un confine. Non è Verratti comunque il limite, manca chi sappia saltare l’uomo, chi renda facile il difficile. Non è un caso che il gol venga da un cross di Candreva, uno che queste cose le sa. Pellè è il segno dei tempi. Una controfigu­ra selvatica di Graziani. Però meno male che esiste, che porta forza in un calcio italiano anemico. Malta esalta i nostri problemi e ci regala alla fine i tre punti doverosi. Lo stadio di Firenze si conferma un vecchio talismano: con quello di Bari è l’unico fra le grandi città dove l’Italia non ha mai perso. E sono ormai 26 partite, un campionato quasi intero. Le vere emozioni le ha date Trapattoni come seconda voce Rai. Nel suo slang italo-tecnico ha dato opinioni non sempre chiarissim­e ma di cui era chiaro almeno che ci si poteva fidare.

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