LE INSIDIE SULLE TASSE
Nel cantiere permanente delle tasse serve una tregua. Come per il federalismo fiscale, anche sull’annuncio del taglio delle imposte sulla casa l’atteggiamento dei contribuenti sembra orientato a cautela: se la Tasi scenderà, da quale altra parte il Fisco troverà le risorse? L’incertezza a volte pesa più delle imposte.
Di tante cose che il cantiere permanente del Fisco ha deciso di cambiare, quella della riscossione sembra andare nella direzione giusta. Norme apparentemente secondarie che possono migliorare la vita (e le tasche) dei cittadini-contribuenti. Come lo sconto dell’1% sull’aggio da pagare a Equitalia. A giudicare dalle scelte di ieri l’assetto dovrebbe essere quasi definitivo. D’obbligo il «quasi» dal momento che sulle tasse la tregua non pare esserci mai. Certo, la decisione di voler abolire il prelievo della Tasi ( tassa sui servizi indivisibili) e dell’Imu sulla prima casa è un segnale di distensione verso i cittadini (almeno verso coloro i quali sono proprietari della loro abitazione principale) ma, a giudicare dai dibattiti suscitati da questa scelta del governo c’è qualcosa che manca. Proviamo a vedere: ormai i cittadini hanno verso lo Stato un atteggiamento multiplo, si fidano delle promesse ma fino a un certo punto. E sulle tasse la domanda è: se la Tasi scenderà da quale altra parte il Fisco troverà quelle risorse che non vuole perdere? Come dire: dove si nasconde l’insidia? È quello che è accaduto con il cosiddetto federalismo fiscale: lo Stato centrale ha ridotto le imposte e comuni e Regioni sono stati in qualche modo costrette ad elevarle. Servirebbe una specie di clausola di salvaguardia (vera, però): l’impegno da parte dello Stato, nelle sue varie forme, che se alcune imposte scendono, altre, da qualche altra parte, non salgano. Altrimenti per i contribuenti il rischio è di una beffa contabile anche se distribuita tra varie fasce di reddito. Che lo Stato tagli le imposte senza far temere che un giorno si prenderà la rivalsa. Una tregua vera. Permanente. Come? Risparmiando. P.S. Il piano di rivedere gli sgravi fiscali ogni cinque anni è sicuramente un passo avanti. Via i bonus che non hanno più senso. Una sola raccomandazione: non lasciate il contribuente nell’incertezza. Talvolta pesa più delle imposte.