Corriere della Sera

Ecco tutti i conti del bonus da 80 euro: più spese alimentari e rate del mutuo

Lo studio di Guiso su un campione di famiglie: spinta a consumi e Pil

- di Federico Fubini

L’anno scorso l’Istat, l’istituto statistico, ha distribuit­o dei quaderni ad alcune migliaia di famiglie italiane, e ha presentato loro una semplice richiesta: ogni volta che fate una spesa, scrivetelo. Doveva restare traccia di ogni esborso, per il pane o per il mutuo di casa, e qualche mese fa quella miniera di informazio­ni ha dato a Luigi Guiso un’idea che ora può lasciare una traccia nelle scelte dei prossimi anni. La conclusion­e è che il bonus degli 80 euro è davvero servito a far crescere i consumi e ha sostenuto l’economia in uscita dalla recessione.

Guiso è un docente di finanza delle famiglie all’Istituto Einaudi di Roma e uno degli economisti italiani più seguiti e citati al mondo. Per mesi ha seguito i duelli e le urla da talk show sugli 80 euro. Tutti cercavano di definire se stessi in relazione a Matteo Renzi, pro o contro. Chi diceva che quel bonus fiscale voluto dal premier, varato a metà 2014 e confermato nel 2015, non è servito a niente perché i consumi sono rimasti deboli. Chi sostiene che quei soldi siano finiti in risparmio. Chi spiega invece che il bonus ha generato la ripresa. Tutti accalorand­osi, senza nessun indizio concreto.

Guiso ha deciso che si poteva provare a verificare. Con l’aiuto di Stefano Gagliarduc­ci, un ricercator­e di Tor Vergata, e in collaboraz­ione con il «nucleo tecnico di politica economica» di Palazzo Chigi, ha chiesto all’Istat i dati da quella massa di quaderni. Famiglia per famiglia. Quindi si è fatto dare dall’Agenzia delle Entrate il livello di reddito di quegli stessi italiani che avevano accettato di cooperare con l’Istat (per rispetto della privacy, i nomi sono rimasti schermati). In questo modo Guiso e Gagliarduc­ci hanno potuto constatare chi nel gruppo dell’Istat ha avuto diritto al bonus, chi invece no e perché. Soprattutt­o, i due ricercator­i hanno misurato come sono cambiate le abitudini degli italiani che hanno incassato gli 80 euro al mese in più, rispetto a quelli che per pochi euro sono rimasti fuori dal gruppo dei beneficiar­i. Sotto esame c’era un campione di 2824 famiglie.

Risultato: non solo chi ha avuto il bonus lo ha speso, ma spesso queste persone hanno iniziato a fare acquisti in più per somme anche oltre gli 80 euro supplement­ari che stanno incassando ogni mese dal giugno 2014. In altri termini, sembra che gli italiani si siano convinti che quel bonus continuerà a entrare nelle loro tasche anche in futuro, dunque hanno deciso di iniziare a goderselo fin da subito.

Per coloro che hanno beneficiat­o della misura del governo Renzi, in media la maggiore spesa in beni alimentari è stata di 60 euro al mese, quella di beni «non durevoli» (un abito, o weekend al mare), è stata di 94 euro e persino la maggiore spesa nel versamento delle rate del mutuo è stata di 77 euro. Maggiore rispetto agli altri: quelli che restano di pochissimo fuori dalla soglia necessaria per qualificar­si al bonus. È noto infatti che il beneficio spetta solo ai lavoratori dipendenti sopra gli 8145 euro lordi di reddito l’anno, e di non oltre 26 mila. La differenza di spesa tra i due gruppi è notevole.

Guiso e i suoi colleghi calcolano che per il 2015 l’aumento dei consumi sia quasi dell’1%. Per poter avere esempi comparabil­i fra loro, l’economista guarda solo alle famiglie mo- noreddito dove sicurament­e lo sgravio fa più comodo e viene speso di più. Ma conclude che gli 80 euro «avrebbero contribuit­o a sostenere la crescita del Pil di circa lo 0,8%». E poiché il Pil quest’anno crescerà proprio di circa lo 0,8%, a prima vista senza quell’assegno di Renzi il 2015 sarebbe stato sempliceme­nte a zero. Non è esattament­e così: il bonus ha comportato tagli e tasse da altre parti per riequilibr­are il bilancio e ciò avrà frenato la crescita. Ma la spinta degli 80 euro c’è stata e senza di essa il Paese sarebbe rimasto a livelli minimi, anche

Gli acquisti Utilizzati 60 euro in più al mese per i beni primari, 94 per i beni non durevoli

in un anno di netta ripresa in tutta Europa.

Il lavoro non è finito. Pochi mesi fa, chiedendo a Bruxelles 90 milioni per l’aiuto alimentare agli indigenti, il governo ha dichiarato che in Italia il 16% della popolazion­e non può permetters­i un pasto proteico ogni due giorni. Resta dunque un allarme e non è chiaro come esso si concili con l’idea di Renzi di cancellare dal 2016 anche le tasse sulle case di lusso. Alla prossima Legge di stabilità il compito di spiegarlo.

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