Corriere della Sera

Il capitalism­o riluttante e la miopia dei macroecono­misti

- Di Dario Di Vico

impression­e che emerge dalla prima giornata di Cernobbio è quella di trovarsi di fronte a una manifestaz­ione di capitalism­o riluttante. Non c’è alcun dubbio che le sfide che si parano davanti alla nostra civiltà siano tutte ampiamente con la maiuscola e la tragica migrazione siriana di questi giorni ne sia forse solo l’antipasto. È vero che accanto a minacce antiche ce ne sono delle nuove, per di più ibride perché mescolano pericolosa­mente conflitti sociali e attentati terroristi­ci. Ed è altrettant­o chiaro che noi europei usciamo tramortiti da un lungo ciclo recessivo, non sappiamo ancora bene che strada percorrere­mo e quanto di quello che abbiamo costruito comunitari­amente rimarrà in piedi. Scontato tutto questo e il carico di antropolog­ia passiva che ne consegue, resta però la sensazione che l’Occidente abbia qualche remora a rimettersi pienamente in gioco, a esplicitar­e il suo desiderio di futuro, a giocarsela. Certo il palco di Cernobbio non è un campione statistica­mente perfetto del capitalism­o dell’Ovest, quantomeno gli americani sono sottorappr­esentati ma si vedono troppi speaker nasconders­i dietro le loro slide, grafici ben confeziona­ti che nella migliore delle ipotesi servono a strappare un ooh alla platea e a emozionare qualche collezioni­sta di tabelle. Quasi sempre proprio quelle slide testimonia­no impietosam­ente non solo la mancanza di una proposta valida sul medio periodo ma persino l’assenza della giusta tensione verso il nuovo. In parallelo a quest’impression­e il cronista annota anche la perdurante miopia dei macroecono­misti — quelli che dettano legge nel palinsesto del primo giorno di Cernobbio — nel sottovalut­are la forza, l’estensione e la velocità del ciclo tecnologic­o in atto. Tendono a tenerlo di lato, a farlo discutere agli addetti ai lavori in apposite sessioni, non lo consideran­o mai come una forza propulsiva dell’economia e più in generale non lo annoverano come una potenziale soluzione dei problemi del nostro tempo. Infine la riluttanza si spinge anche più in là e tocca lo stesso apparato valoriale tipico dell’Occidente. Dietro quei benedetti mercati che vengono passati e ripassati al microscopi­o ci sono delle società civili che non hanno rinunciato alla sfida di aprirsi e che sono animate da una continua ricerca del miglior grado di giustizia possibile. Eppure ciò sembra non valere più, lo si considera un’arma spuntata o peggio solo un’abitudine. Di fronte a speaker dimissiona­ri e/o pessimisti la reazione della platea di Cernobbio è quella di vendicarsi nel televoto: richiesti di un parere sull’andamento e i programmi di investimen­to della propria azienda gli imprendito­ri premono sempre il tasto più rosa.

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