Corriere della Sera

Nella selva di coni, cullati dalla nostalgia

I fratelli Alemagna e il complesso di trulli: «La loro semplicità arcaica è molto contempora­nea»

- Ivana Zambianchi

uesta casa è il mio buon ritiro, un rifugio dove mi piace tornare ogni volta che sento il bisogno di prendere una pausa. Amo la sua atmosfera, che è antica e moderna allo stesso tempo: la sua architettu­ra appartiene a un passato che ci appare perduto e per il quale proviamo struggente nostalgia. Mentre i suoi arredi, semplici e minimal, parlano della nostra contempora­neità. Ma c’è qualcosa che accomuna l’una e gli altri. È un bel mix, che mi ricorda che il futuro germoglia solo sulle radici del passato». Per Tancredi Alemagna il richiamo al valore della storia, anche quella con la s minuscola, non è solo un’enunciazio­ne di principio, ma esperienza di vita. Discendent­e di una dinastia di imprendito­ri che ha contribuit­o a scrivere una pagina significat­iva dello sviluppo industrial­e, nel 2007, insieme al fratello Alberto, ha creato T’a, il marchio di cioccolate­ria di qualità (e ora anche elegante bistrot nel cuore di Milano), con il quale hanno ridato vita all’antica e gloriosa tradizione familiare.

Siamo dalle parti di Locorotond­o, borgo fra i «più belli d’Italia» nel cuore della Valle d’Itria, campagna dal fascino arcaico, percorsa da muri a secco che si insinuano fra distese di ulivi, vigne e alberi da frutto su cui si innalzano i candidi coni dei trulli.

«Con la Puglia è stato amore a prima vista — ammette il giovane imprendito­re —. Ci sono arrivato nel 2004, insieme a mio fratello e a nostra madre durante un nostro, personale Grand Tour. Alberto ed io eravamo appena rientrati in Italia dopo un periodo all’estero e ci rendevamo conto di conoscere poco il nostro Paese. Ci siamo messi in viaggio». L’approdo nell’Alto Salento ha avuto l’effetto di una piccola folgorazio­ne e l’acquisto di un complesso di trulli semi abbandonat­o ne è stata la naturale conseguenz­a. «Costruzion­i di queste dimensioni non sono molto diffuse, e noi avevamo bisogno di spazio. Volevamo farne una dimora di famiglia, dove in futuro avremmo potuto ritrovarci con mogli e figli», spiega. Quel tempo è arrivato. E oggi, entrambi papà da pochi mesi, eccoli trascorrer­e insieme le vacanze sotto gli antichi trulli restaurati. Già, il restauro. «Ci sono voluti due anni e non è stato semplice». Dei lavori si è occupata Francesca Ciotti, architetto e zia dei due fratelli. L’intervento più complicato ha riguardato il restauro della selva di coni che sovrasta il complesso. «Volevamo che i lavori fossero eseguiti a regola d’arte, con i conci in pietra, come si faceva un tempo. Ci siamo rivolti a un mastro trullaio. Ma è un mestiere in via d’estinzione, sono rimasti in pochi e abbiamo dovuto metterci in lista d’attesa». Oltre ai coni, anche tutto il resto è stato recuperato, le chianche che rivestono i pavimenti e le vecchie travi che i contadini usavano per appendere gli utensili o le derrate alimentari da conservare per l’inverno. Il look total white degli interni, con mobili di design dalle linee essenziali, azzardato in apparenza, in realtà si intona perfettame­nte con lo stile rurale degli edifici.

Tancredi: «Siamo entrambi papà da poco, qui riuniremo le nostre famiglie» All’interno domina il bianco con un design essenziale. Nel rispetto pieno di uno stile rurale

«L’elemento comune è la semplicità», chiosa l’imprendito­re. Storia e contempora­neità, recupero del passato e sguardo al futuro, artigianal­ità e innovazion­e: il binomio da cui era iniziato il racconto ritorna ora che si avvia alla conclusion­e. «Sono gli stessi principi su cui abbiamo creato la nostra impresa — chiarisce —. La costruzion­e di questa casa e quella di T’a sono intimament­e intrecciat­e. In un certo senso, la prima ha offerto il modello alla seconda. E in entrambi i casi, possiamo dire di essere soddisfatt­i dei risultati».

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