La nuova abitazione
A settembre, a meno di due mesi dal congedo dal ruolo di marito, mi ritrovai in un bilocale arredato con dentro tutte le mie cose ed il necessario per vivere. Questo grazie a due fattori fondamentali: 1) la catena della solidarietà. Familiari, amici e colleghi si erano stretti intorno al papà affranto per sostenerlo; 2) la risolutezza. Gli eventi si erano succeduti senza garbo, mancavano di educazione e rispetto verso l’altro, erano malsani e fastidiosi.
La situazione che si era creata non lasciava spazio al dialogo e per fronteggiare tutto questo la vicinanza di amici e parenti è stata fondamentale e provvidenziale. Risoluto davanti a ciò e anche davanti ai disperati pianti di un bimbo di 5 anni che assiste alla dipartita del papà e non ne comprende il motivo. Risoluto davanti al primogenito, di due anni più grande, che saluta il padre dalla porta di casa con le lacrime agli occhi ed in cuor suo si domanda dove va e se mai tornerà il suo papà. Risoluto nel fronteggiare il necessario dispendio economico per mettere su una nuova casa dove vivere come padre separato.
Fermamente convinto che il viaggio in comunione tra un uomo ed una donna era giunto a termine ma determinato nel voler proseguire nel migliore dei modi con il ruolo di padre, anche se obbligatoriamente a tempo parziale.