Prova di forza sul Senato
Il governo: legge subito in Aula. Strappo della minoranza pd e duello con Grasso
Riforma del Senato, il governo accelera: il testo subito in Aula. Finocchiaro: no agli emendamenti sull’articolo 2. Strappo della minoranza pd e duello con Grasso. Quagliariello: l’Italicum va modificato.
Matteo Renzi si è messo a correre verso il traguardo della riforma costituzionale e, a costo di far saltare il banco, ha deciso di portare il ddl Boschi direttamente in Aula, saltando il passaggio della commissione Affari costituzionali per andare subito alla conta: «Basta fare ammuina». Il premier ha fissato la data dell’approvazione al 15 ottobre e non intende tornare indietro, anche se in gioco c’è la vita del suo governo. «Ho i numeri, ma non voglio rompere — è la linea del premier — Però ai temporeggiatori, che vorrebbero uccidere silenziosamente la riforma, ricordo che la doppia lettura conforme è chiara». Nessuna retromarcia dunque, indietro non si torna.
Palazzo Chigi, dopo un vertice con i capigruppo all’ora del breakfast, ha scatenato l’artiglieria termine della presentazione degli emendamenti e contingentare il dibattito. Scavalcato dal Pd, Grasso ha lasciato filtrare tutto il suo fastidio: «Finché resta in vigore questo Regolamento, a convocare la Conferenza dei capigruppo dovrà essere solo il presidente del Senato e non altri». Il che è poi avvenuto secondo le procedure: si terrà oggi alle 15.
Ai piani alti di Palazzo Madama non hanno gradito alcune considerazioni lasciate filtrare dai renziani, secondo cui lo stop agli emendamenti da parte della presidente della commissione Affari costituzionali, Anna Finocchiaro, sia stato ordito col preciso intento di «stanare Grasso», creando un precedente del quale il presidente faticherà a non tenere conto. Tanto più che la Finocchiaro avrebbe trascurato di informarlo che «la sorpresa» era in arrivo. Da qui la «grande preoccupazione» che la seconda carica dello Stato ha confidato ai collaboratori.
La giornata è da brivido e inizia alle 12, quando Chiti, Gotor, Migliavacca e Fornaro riuniscono la minoranza Pd a Palazzo Cenci. «Tutti compatti» è il grido di battaglia dei dissidenti, spiazzati da un governo che alterna aperture al tavolo «bicamerale» del Pd, per bocca della Boschi, a energiche chiusure da parte di Renzi. All’ora di pranzo, lo strappo. La capogruppo Doris Lo Moro, emissaria dei bersaniani, abbandona il tavolo in accordo con i 28 dissidenti: «Siamo su un binario morto, se l’articolo 2 non si può toccare è inutile discutere». Voterete la riforma? «Non credo».
La tregua salta, l’intesa si allontana e la Boschi fa buon viso a cattivo gioco: «Dispiace per chi lascia il tavolo, noi continuiamo a lavorare per l’accordo». Avanti con i voti di Verdini? «L’ha già votata una volta e può rivotarla » . Il governo è dunque pronto a sostituire i dissidenti pd con i transfughi di Forza Italia? Bersani non ci sta: «Noi siamo leali, è assurdo cercare i voti di Verdini. Nessuna scissione, ma capirei chi votasse
A piedi Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, 40 anni, ieri a Roma giorni La durata del governo guidato da Matteo Renzi: il 63esimo esecutivo della Repubblica, il secondo della XVII Legislatura, ha giurato al Quirinale il 22 febbraio 2014 parlamentari È il numero di eletti nei due gruppi del Partito democratico: sono 306 deputati a Montecitorio e 113 senatori a Palazzo Madama Nel regolamento del Senato è l’articolo che disciplina i rapporti tra Palazzo Madama e Montecitorio sull’approvazione dei disegni di legge. Stabilisce che se un testo approvato dal Senato viene emendato dalla Camera, a quel punto Palazzo Madama discute e delibera «soltanto sulle modificazioni» apportate. Da lì in poi, gli emendamenti vengono considerati solo se sono «in diretta correlazione» con quelli della Camera. contro » . La scena seguente è ambientata in commissione Affari costituzionali, dove Anna Finocchiaro, con due giorni di anticipo, dichiara inammissibili gli emendamenti al controverso articolo 2, sul Senato elettivo. Le opposizioni protestano. Per Gotor «è una ulteriore forma di pressione su Grasso» e il leghista Calderoli chiede a Finocchiaro di convocare il Comitato ristretto «per uscire dalle secche».
Lo scontro tra governo e Grasso è plateale e Mario Mauro, alla buvette, dà voce ai malpancisti: «Dopo due Papi e due presidenti della Repubblica abbiamo anche due presidenti del Senato». La palla, o la mina, è nelle mani di Grasso. Toccherà a lui, quando la riforma arriverà in Aula, decidere se riaprire l’articolo 2 contro la volontà del governo e far votare gli emendamenti più pericolosi. Oppure allinearsi, seguendo a ruota la Finocchiaro. «Deciderò io quando sarà il momento — ripete Grasso — Basta pressioni». E intanto Quagliariello, coordinatore di un Ncd spaccato come una mela, raccoglie firme in calce al ddl che introduce il premio di coalizione.