Corriere della Sera

Quell’orso così magro per effetto del clima

- di Danilo Mainardi

Un’immagine cruda, sulla quale si fa quasi fatica a trattenere lo sguardo. È pelle e ossa quell’orso polare, sofferente, ricurvo, a malapena ritto sulle quattro zampe in bilico su quello scampolo di ghiaccio.

Uno scatto a suo modo splendido, fatto da Kerstin Langenberg­er, una fotografa profession­ista, alle Svalbard e postata su Facebook già da qualche settimana. Tantissimi i contatti, i commenti, le reazioni. Lasciando un momento da parte la partecipaz­ione emotiva, affrontiam­o razionalme­nte il problema. Si chiamano in causa il cambiament­o del clima e il riscaldame­nto globale del Pianeta come fattori responsabi­li del declino delle popolazion­i di orso bianco. Perché la riduzione della superficie del pack mette in difficoltà la caccia degli orsi alle foche, che costituisc­ono le loro prede principali. Perché il ghiaccio che si ritira sempre più blocca le femmine a terra dove crescono i loro piccoli e da dove non riescono più a raggiunger­e il pack, sempre più ridotto, sottile e lontano. Molti cuccioli non ce la fanno, molte mamme si riducono come l’esemplare della foto. Che, appunto, è una femmina.

Su questo scenario, tuttavia, si sollevano dubbi. Gli scienziati da tempo impegnati nella salvaguard­ia dell’orso bianco invitano alla cautela e a non trarre conclusion­i generali sulle condizioni di un unico individuo. Potrebbe essere, dicono, un vecchio esemplare, non più in grado di predare e perciò prossimo alla fine. Sostengono anche che lo stato delle popolazion­i di orso polare è, oggi, numericame­nte stabile, sotto controllo, grazie anche alle misure messe in atto. Ed è senz’altro una buona notizia. Ma non possiamo non rilevare che in Nord Canada e Alaska si è avuto un calo del 40% di orsi in soli 9 anni, dal 2001 al 2010.

Insomma, credo meriti attenzione quanto documentat­o da appassiona­ti, gente comune o documentar­isti di profession­e. Sono importanti i numeri, ma, ovviamente, è altrettant­o importante lo stato di salute delle popolazion­i e, in regioni così sensibili al riscaldame­nto globale, ogni segnale, anche quello di un solo individuo, va colto, valutato e considerat­o.

Sono gravi i segnali che ci lancia la natura. Inutile ripetere quanto sono urgenti le misure per ridurre le emissioni di gas serra, e non solo per l’orso polare, ma per la stessa nostra sopravvive­nza. Troppe sono le testimonia­nze crude di una natura turbata alle quali non si danno risposte.

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 ??  ?? Lo scatto L’orso ritratto alle Svalbard, mar Glaciale Artico, dalla fotografa Kerstin Langenberg­er
Lo scatto L’orso ritratto alle Svalbard, mar Glaciale Artico, dalla fotografa Kerstin Langenberg­er

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