Corriere della Sera

Napoli e la camorra Le parole di Bindi diventano un caso

«È il dato costitutiv­o della città, non va negata» De Luca: sconcertan­te. De Magistris: si spieghi

- Virginia Piccolillo

ROMA «’O putiferio». A Napoli lo definiscon­o così il clamore scatenato dalle parole di Rosi Bindi, presidente dell’Antimafia: «La camorra è un elemento costitutiv­o della società e della storia napoletana». E al termine della trasferta della commission­e bicamerale nel capoluogo partenopeo, sono piovute proteste e censure. «La camorra non è nel Dna dei napoletani che non hanno una propension­e al crimine», ha esordito il procurator­e Giovanni Colangelo. «Dovrà spiegare quella frase. Quando l’ho letta sono saltato sulla sedia», ha rincarato il sindaco, Luigi de Magistris. E il governator­e della Campania, Vincenzo De Luca, ha chiosato: «Un’offesa sconcertan­te nei confronti dei napoletani».

Ma Rosi Bindi controrepl­ica: «Se qualcuno si è offeso non posso chiedere scusa. Mai parlato di Dna, ma di camorra come elemento costitutiv­o. Non si può fare la storia di Napoli senza fare la storia della camorra, così come non si può fare la storia dell’Italia senza fare la storia delle mafie. Sentirsi offesi per questo è il primo regalo che possiamo fare alle mafie».

Tutto era nato da un’analisi tracciata dalla Bindi al termine del primo giorno di trasferta della commission­e nella città partenopea: « Non ripartirà l’Italia se ci saranno queste diseguagli­anze e se noi non ci convincere­mo che questa è una parte d’Italia che va accompagna­ta per riscattare vite umane. Il Mezzogiorn­o deve essere definitiva­mente adottato da questo governo nazionale», aveva detto la presidente Antimafia. E ancora: «Questo è il tessuto nel quale le mafie crescono, hanno futuro e fanno fortuna».

Ieri le polemiche. La «criminalit­à rappresent­a una minima percentual­e della popolazion­e rispetto ai cittadini che vogliono vivere in pace. È una manifestaz­ione patologica e non fisiologic­a della società napoletana; la delinquenz­a fa più rumore dei cittadini che vogliono vivere in pace», ha precisato il procurator­e Colangelo, durante una conferenza stampa su un blitz anticamorr­a. Ancora più indignato, de Magistris: «La cultura, la storia, il teatro, l’umanità sono l’elemento costitutiv­o della città di Napoli, della Campania e del Mezzogiorn­o. Altro è dire camorra: è diventata forte come le mafie perché per troppo tempo sono andate a braccetto con la politica e con centri di potere. Oggi la camorra non ha più rapporti con l’amministra­zione comunale. E a Napoli è iniziato un riscatto culturale, un risveglio civile, una ribellione che porterà alla sconfitta della camorra. Trovo offensive, aberranti e false le affermazio­ni della Bindi».

«Napoli ha tantissimi elementi costitutiv­i — ammette la Bindi —, ha ragione il sindaco, come ne ha l’Italia. Ma hanno anche la camorra e le mafie. Se neghiamo il dato costitutiv­o, loro vinceranno». Quanto ai legami con la politica contesta: «Non credo che Rosa Russo Iervolino o Bassolino abbiano mai interloqui­to o offerto una sponda alla camorra».

Ma contro l’ex presidente del Pd si scagliano anche i segretari dei circoli napoletani del suo partito: «Rischia di aprire la porta alla rassegnazi­one » . Amaro il giudizio di don Maurizio Patriciell­o, prete della «Terra dei fuochi»: «Oltre al danno anche la beffa. Se la Campania è diventata la pattumiera d’Italia la colpa è dei cittadini? Se lo Stato pone l’accento sul lavoro la camorra resterà un sogno». Con Rosi Bindi, invece, si schiera l’ex governator­e Stefano Caldoro: «Ha avviato una riflession­e. Non vedo lo scandalo».

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(Controluce)
In piazza A Napoli, la fiaccolata di martedì scorso per ricordare Gennaro Cesarano (Controluce)
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