Corriere della Sera

Carcere ingiusto, l’ira delle toghe

Intesa Ncd-Pd: il ministro farà una lista annuale degli indennizzi per errore giudiziari­o L’Anm: «Norma intimidato­ria». Proteste anche sui tempi per la chiusura delle indagini

- Dino Martirano

È partita alla Camera la maratona della delega al governo sul codice penale che, salvo imprevisti, dovrebbe concluders­i già domani grazie ai tempi contingent­ati per le opposizion­i. Anche ricorrendo alla seduta notturna perché, poi, la prossima settimana l’Aula è occupata dal disegno di legge sul conflitto di interessi.

Il testo della delega — che consente al governo di addolcire molti articoli del codice penale ma anche di inasprire le pene (da 6 mesi a 4 anni) per chi divulga registrazi­oni non autorizzat­e tra privati (nel 2010 ci provò, senza successo, il governo Berlusconi dopo il caso D’Addario) — è stato rimaneggia­to dalla commission­e ma i problemi non finiscono qui per la maggioranz­a. Molti gli interventi della presidente Donatella Ferranti (Pd) e dei gruppi per meglio definire la cornice della delega. Ma dopo la polemica sollevata dai grillini sulle condanne per i reati da ergastolo (si intende abolire l’automatism­o che oggi impedisce ai detenuti più pericolosi di usufruire dei benefici della legge Gozzini), ridimensio­nata dal ministro Orlando, ora scoppia il caso dell’ingiusta detenzione. L’Associazio­ne nazionale magistrati (Anm) critica la proposta del Ncd, accolta dal governo, di far stilare a fine anno al Guardasigi­lli una relazione con l’elenco dei casi in cui è stato riconosciu­to un indennizzo per ingiusta detenzione. Il ministro consegnerà al Parlamento l’elenco con i nomi dei magistrati che hanno contribuit­o a stringere le manette della custodia cautelare intorno ai polsi di indagati poi assolti: «Avremmo preferito l’automatism­o dell’azione disciplina­re ma è lo stesso una vittoria, così accendiamo un faro su un mondo sommerso», esulta il viceminist­ro Enrico Costa (Ncd). Di parere opposto il segretario dell’Anm, Maurizio Carbone: «Ancora una volta ci vogliono additare all’opinione pubblica come unici responsabi­li di presunti errori. Mi chiedo ora se in questa lista ci saranno solo i pm o anche i gip, i giudici del Riesame e di Appello se ribaltano una sentenza di assoluzion­e. Ci ribellerem­o a questa intimidazi­one».

Le procure dove si sviluppano grandi inchieste sul crimine organizzat­o si oppongono al «tetto» della chiusura indagini (sei mesi) oltre il quale il procurator­e generale può avocare il fascicolo se il pm non si affretta a scegliere tra richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazi­one. Oggi non c’è termine, il governo aveva stabilito 3 mesi, la commission­e ha raddoppiat­o a sei mesi:«La legge è uguale per tutti, sarebbe grave se alcuni indagati fossero condotti al rinvio a giudizio prima di altri», chiosa la presidente Ferranti. Farà discutere — oltre alla pubblicabi­lità delle intercetta­zioni telefonich­e che verrà affrontato in coda — la norma con cui il governo chiede di addolcire le misure di sicurezza. Per intenderci, quelle applicate a Luigi Chiatti (condannato per gli omicidi di due bambini a Foligno) che a fine pena è stato spedito in Sardegna in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza (Rems). Alla delega, varata dopo la chiusura degli Ospedali psichiatri­ci giudiziari (Opg), la commission­e ha aggiunto: «Fatte salve le esigenze di prevenzion­e a tutela della collettivi­tà».

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