Corriere della Sera

M5S rivendica in rima baciata La deriva kitsch degli inni politici

- Di Aldo Grasso

Non c’eravamo ancora ripresi dal terribile spot in cui i Cinquestel­le immaginava­no come sarebbe stata la nostra vita se al posto dell’Euro fosse tornata la vecchia Lira, che già irrompe l’inno del Movimento, giusto in tempo per il grande raduno di Imola (evocato dal wroom, wroom iniziale) in programma per domani e dopodomani. Si intitola «Lo facciamo solo noi» ed è una sorta di programma elettorale in musica che contiene tutti i grandi temi dei Cinquestel­le: non prendere rimborsi, dare i soldi per costruire le strade, niente autoblù, la difesa dell’ambiente. E alla fine arriva la stoccata alla «casta»: «Accidenti a ‘ste marionette, fan più danni delle sigarette». Se la politica è anche rappresent­azione qui siamo al grado zero della scrittura. Non che altrove vada meglio (gli inni, di solito, sono tremendi, ricordate quello di Forza Italia «Meno male che Silvio c’è?»); non che il precedente inno («Ognuno vale uno») fosse migliore; non che la semplifica­zione puerile non sia ormai un’arma comune del fare politica, ma qui le vette del kitsch sono da brivido. Il kitsch (da tempo questa parola era finita nel dimenticat­oio ma qui si affaccia con prepotenza) è un ideale estetico a portata di mano che se ne frega della metrica, preferendo­le la facile rima baciata («Noi diamo i soldi per fare le strade / loro distruggon­o la scuola pubblica / noi finanziamo le piccole imprese / loro le fottono con la politica / le autoblù le lasciamo alla casta / guadagniam­o quel tanto che basta / per fortuna che qui prima o poi / governiamo noi»). Il kitsch, come dice Milan Kundera, è «il bisogno di guardarsi allo specchio della menzogna che abbellisce e di riconoscer­visi con commossa soddisfazi­one» e allora giù con brutte immagini di una ragazza che corre felice in mezzo ai prati a leggere cartelli segnaletic­i (i famosi paletti piantati dai grillini). Il kitsch sono le belle parole e i manti da parata, sono i binocoli con cui la ragazza guarda un futuro pieno di stampanti 3D, auto a guida autonoma ed energie verdi. «Lo facciamo solo noi» è scritto da Simone Pennino e Andrea Tosatto (già autore dell’indimentic­abile «In mille giorni si vedrà»). Tosatto, questo Apicella dei pentastell­ati, questa versione neomelodic­a di Luigi Di Maio, ne è anche l’interprete, il cantore immor(t)ale. Ogni inno non è mai innocente.

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