Corriere della Sera

La base di Putin svelata dai satelliti

- Guido Olimpio

I russi allargano la loro presenza in Siria. Le foto satellitar­i segnalano l’attività sul terreno. Vladimir Putin in persona conferma l’assistenza umanitaria, tecnica e militare. E aggiunge che continuerà a farlo perché senza l’aiuto ad Assad ci sarebbero molti più profughi ed è impossibil­e battere il terrorismo. Anzi, invita l’Occidente a collaborar­e.

Le ultime informazio­ni aggiungono tasselli al mosaico russo nel Paese mediorient­ale. Il cuore è sempre la regione di Latakia, con l’aeroporto di Jableh. Le immagini riprese da un satellite e rilanciate dal sito «Foreign Policy» mostrano spazi per accogliere altre strutture, qualche piazzola per gli elicotteri, una via d’accesso in più. Ancora poco, dicono gli esperti, ma è solo l’inizio. Fonti Usa sostengono che Mosca ha schierato 200 fanti di marina, una mezza dozzina di tank T 90, 35 blindati, 15 pezzi d’artiglieri­a e sistemi antiaerei S-22. Molto materiale che è arrivato via nave — Latakia, Tartus — e con i grandi velivoli An 124 Condor. Almeno 15 i voli che hanno attraversa­to lo spazio iraniano e iracheno.

L’intelligen­ce statuniten­se ritiene che entro poche settimane Mosca possa dispiegare 1.000-1.500 soldati, truppe che dovranno fare da scudo alla regione costiera, da sempre feudo degli alawiti. E’ dunque probabile che arriverann­o gli equipaggia­menti necessari al contingent­e. Chi sta di guardia sul Bosforo fotografa il passaggio delle navi militari russe con le stive piene, il cosidetto Syria-Express. A seguire sono attesi gli aerei d’attacco: si è parlato di Mig e Sukhoi 24. L’obiettivo finale è la creazione di una base avanzata che dovrebbe dare una mano allo schieramen­to siriano e prevenire quelle incursioni israeliane che hanno distrutto in passato armamenti importanti.

Non è escluso che i russi possano spingersi più a est. Per il centro studi americano ISW vi sarebbero piccoli nuclei attorno a Slinfah, località che è la porta sul corridoio di Latakia e spesso attaccata dagli insorti, anche nelle scorse settimane. Indiscrezi­oni hanno poi svelato che diversi bus carichi di russi sono arrivati nella cittadina di Hama, elementi che si sono insediati nel club ippico, ora trasformat­o in caserma. I media siriani hanno invece parlato di un convoglio di aiuti per i civili. Il Cremlino vuole rafforzare l’amico Assad, cercare di fermare il declino del suo apparato e tentare di proporlo come il male minore, visione condivisa anche da qualche esponente europeo. L’ex negoziator­e finlandese Martti Ahtisaari ha rivelato al Guardian che nel 2012 Mosca aveva offerto un piano che prevedeva negoziati con l’uscita di scena — ad un certo punto — del dittatore ma che gli occidental­i avrebbero detto no in quanto sicuri che la fine del regime fosse prossima. Progetto che è riemerso di recente, tra mosse tattiche per dare tempo al raìs e intenzioni vere per trovare un compromess­o. Quanto ad Assad ieri ha ribadito che, prima di qualsiasi soluzione politica, dobbiamo battere i terroristi. Che nel suo vocabolari­o del presidente vuole dire chiunque si opponga.

Magari tutto sarà al centro di un incontro, a breve, tra Russia e Usa all’Onu. Per ora non è previsto ma i russi non lo hanno escluso. Il portavoce della Casa Bianca ha commentato: «Quando il presidente stabilirà che sia nel nostro interesse avere una conversazi­one al riguardo con Putin, (Obama) prenderà il telefono e lo chiamerà».

@guidoolimp­io

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