Corriere della Sera

In Siria abbiamo il dovere di agire. Insieme a Mosca e Teheran

- Di Guy Verhofstad­t

Se dobbiamo affrontare alla radice la causa della crisi dei rifugiati che ha sconvolto l’Europa, è giunto il momento per i leader occidental­i e la comunità internazio­nale di accollarsi le loro responsabi­lità in Siria e in Medio Oriente. Per quattro anni il mondo non è riuscito a trovare un modo per metter fine alla guerra in Siria. È ormai evidente che non possiamo più permettere che continui, ma occorre lanciare, e da subito, una nuova iniziativa per fermare il conflitto. Si stima che oltre 200.000 persone hanno perso la vita nella sola Siria dall’inizio della guerra civile. La cifra impression­ante di sei milioni di siriani, su una popolazion­e di 22 milioni, sono oggi rifugiati, un numero purtroppo destinato ad aumentare. Se queste statistich­e appaiono sconvolgen­ti, la realtà è che questa brutale guerra civile è ancora lungi dal raggiunger­e una conclusion­e. I ribelli islamisti continuano a mettere a segno i loro successi in Siria: la settimana scorsa hanno occupato una base aerea strategica nella provincia nord occidental­e di Idlib, dopo un assedio di due mesi. Nel frattempo, malgrado gli interventi militari degli Stati Uniti e dei loro alleati nell’arco di molti anni, l’Isis e altri gruppi islamisti continuano a mettere a ferro e fuoco la regione, praticando il genocidio sulla soglia della stessa Europa e in piena impunità. L’immagine del piccolo Aylan Kurdi, morto sulla spiaggia di Bodrum, è la prova dell’incapacità del mondo di fermare questo strazio. In nome dell’umanità, abbiamo il dovere di agire adesso per terminare questo conflitto e riportare una qualche stabilità all’intera regione. Se vorremo arrivare a una risoluzion­e duratura, allora Europa, Stati Uniti, Russia e Cina dovranno essere pienamente coinvolti. (...) Anche Putin sa quello che sappiamo noi, ed è quello che più ci spaventa, e cioè che il conflitto in corso in questa regione è sia intollerab­ile che insostenib­ile per la comunità internazio­nale a lungo andare. Rafforzand­o la sua presenza in questo preciso momento, Putin ha assicurato la sua presenza al tavolo dei negoziati per qualsiasi futuro accordo. È impossibil­e immaginare una soluzione del

Chi è

Guy Verhofstad­t, 62 anni, è stato premier del Belgio tra il 1999 e il 2008. Dal 2009 è presidente del gruppo Alleanza dei democratic­i e dei liberali per l’Europa al Parlamento europeo conflitto siriano senza il coinvolgim­ento diretto della Russia. Allo stesso modo, occorre convincere la Cina che la sua posizione attuale non corrispond­e più ai suoi interessi economici. È ora che l’Unione Europea sfrutti i recenti accordi raggiunti con l’Iran e insieme a questo Paese si adoperi per raggiunger­e una risoluzion­e più vasta nell’area mediorient­ale. Appena due mesi fa, la comunità internazio­nale, nell’ambito del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e sotto la guida dell’Ue, ha concluso un accordo senza precedenti con l’Iran. Federica Mogherini, l’Alto rappresent­ante dell’Unione per gli affari esteri e la politica della sicurezza, dovrebbe ora sfruttare la sua esperienza, e l’impulso creato dall’accordo iraniano, per formulare un’iniziativa a livello internazio­nale per la stabilizza­zione della Siria e di tutta la regione. Questo significa dar vita oggi a uno sforzo congiunto delle Nazioni Unite per cercare una soluzione politica, capace di metter fine a quattro anni di guerra in Siria, e lanciare un intervento molto più serio da parte della coalizione anti Isis per fermare l’avanzata delle milizie islamiste. (...) Elaborare e sviluppare una visione comune del futuro dell’area mediorient­ale non sarà un compito facile né privo di polemiche. Sarà necessario interpella­re Putin e coinvolger­e l’Iran, affinché cambi il suo atteggiame­nto nella regione e contribuis­ca a trovare una soluzione complessiv­a e costruttiv­a. (...) È ora che l’Europa colga al volo questa occasione. Il mondo deve offrire ai rifugiati siriani, che sono riusciti a sfuggire all’inferno del conflitto, la speranza che un giorno potranno far ritorno in patria. Questa è una sfida ben più grande persino dell’esitante processo di pace in Medio Oriente, o dell’accordo iraniano. Le conseguenz­e di un nostro ennesimo fallimento saranno devastanti per l’Europa, il Medio Oriente e il mondo intero. Coloro che continuano a fingere che la guerra in Siria, i bombardame­nti di Assad contro la popolazion­e civile e il genocidio inflitto dall’Isis sono problemi distanti da noi e che non ci riguardano, o che si risolveran­no da soli, farebbero meglio ad aprire gli occhi, e subito.

( Traduzione di Rita Baldassarr­e)

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