Scandalo a Stanford, si dimette il preside
Preside Garth Saloner, Graduate School of Business di Stanford Garth Saloner, preside della prestigiosa Stanford Graduate School of Business, si è dimesso a causa di uno scandalo scoppiato all’interno dell’Università. Nella vicenda, che vede coinvolti altri due docenti, marito e moglie ora divorziati, Saloner sarebbe accusato dal collega di essere stato discriminato ingiustamente. La ragione? La relazione che il preside aveva intrecciato con la sua ex moglie. Il docente ha così fatto causa alla Stanford, la quale ha replicato di averlo trattato in modo equo. Saloner ha parlato di «causa senza fondamento che nasce da un divorzio molto difficile». Con le sue dimissioni Saloner intende mettere fine al clamore mediatico della vicenda che rischiava di compromettere il buon nome dell’ateneo. Sempre centoventimila euro, entrati nel bilancio dell’università per coprire le spese dello studente, il quale ha diritto fra l’altro a una borsa di studio, a una copertura assicurativa e naturalmente all’utilizzo progressivo delle sale operatorie per l’attività clinica e chirurgica.
C’è poi un altro episodio, dal quale è nata l’intera inchiesta coinvolgendo un terzo docente universitario. Riguarda il concorso del 2011 nel quale il professore, allora direttore della Scuola di specializzazione in chirurgia plastica di Udine, era stato filmato mentre segnalava a una candidata triestina neolaureata le 19 tracce dei test di accesso, consigliandole di presentare titoli falsi come crediti. Consiglio che alla lunga è costato alla dottoressa triestina un processo nel quale è tuttora imputata con il docente. Mentre i due venivano rinviati a giudizio, la procura di Padova scopriva che, ad abundantiam, il padre della candidata, imprenditore del settore delle apparecchiature elettromedicali, aveva sponsorizzato il settimo posto di specializzando della Scuola di chirurgia plastica. Il motivo di tanta solerzia nella «preparazione» dell’esame? Quello: ridurre al minimo i rischi d’insuccesso. Mettendo in campo tutte le armi: i test passati dal prof, i falsi titoli del curriculum, il pagamento del corso. Alla dottoressa di Trieste, aspirante chirurgo estetico, il settimo posto non poteva sfuggire.