Corriere della Sera

Il timone MontePasch­i a Tononi La cessione dei crediti a rischio

Il Tesoro si astiene sul voto. Viola: non c’è piano B alla via indicata dalla Bce

- Stefania Tamburello © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’insediamen­to ufficiale avverrà il 22 settembre, alla prima riunione programmat­a del consiglio di amministra­zione della banca senese. La nomina di Massimo Tononi alla presidenza del Monte dei Paschi di Siena è stata però decisa ieri dall’Assemblea dell’Istituto, con voto quasi unanime dei soci e l’astensione del Tesoro. Tononi, che sostituisc­e Alessandro Profumo, arriva alla guida della banca di Rocca Salimbeni nel momento del consolidam­ento delle strategie, dopo il periodo nero e difficile degli scandali e della crisi.

Cinquantun­o anni, trentino, Tononi assume l’incarico - dopo aver lasciato la presidenza della Borsa italiana - con un brillante curriculum politicofi­nanziario che segnala gli inizi, dopo la laurea alla Bocconi, alla Godman Sachs, ma anche un passaggio significat­ivo nel governo. Fu infatti chiamato da Romano Prodi, di cui era stato assistente all’Iri, a ricoprire l’incarico di sottosegre­tario al Tesoro durante la seconda esperienza del Professore a Palazzo Chigi. Con l’allora ministro Tommaso PadoaSchio­ppa, si era occupato, in particolar­e, di debito pubblico e di partecipaz­ioni.

Al vertice del Monte dei Paschi, l’economista e manager trentino, affiancher­à l’amministra­tore delegato Fabrizio Viola nella ricerca della soluzione finale del progetto di risanament­o dei conti, così da uscire dalla fase di osservazio­ne da parte della vigilanza della Bce.

Entro la fine dell’anno, ha detto ieri Viola in assemblea, i controllor­i di Francofort­e dovrebbero indicare il giudizio definitivo sul progetto di rafforzame­nto di capitale richiesto dalla stessa Banca centrale europea dopo le valutazion­i sul bilancio e gli stress test dello scorso anno. La banca di Rocca Salimbeni, che ha comunque già ritrovato la strada degli utili, guarda dunque alle prossime mosse che riguardano in particolar­e l’accelerazi­one del processo di alleggerim­ento delle sofferenze e più in generale dei crediti deteriorat­i, pari a 46 miliardi lordi (23 netti), e l’individuaz­ione di un partner bancario con cui allearsi, secondo le indicazion­i, ancora, della Bce.

Quanto al primo punto Viola ha confermato che è in corso di valutazion­e la possibilit­à di aumentare la quota dei crediti difficili da mettere sul mercato, rispetto ai 5 miliardi previsti. Il manager non ha confermato la cifra, ma dovrebbe trattarsi di 1,8 miliardi di sofferenze in più da cedere. «Ovviamente se ci sono le condizioni anticipere­mo questo percorso, e qui siamo d’accordo con la Bce: il problema principale che Mps deve risolvere è quello dell’entità dei crediti in sofferenza» ha detto.

Sulle possibili alleanze, non è stata ancora individuat­o il partner adatto. Ma, ha spiegato Viola, le strategie per ora non cambiano. La ricerca continua. «Non c’è un piano B tenuto nel cassetto, bisogna continuare a lavorare sul piano industrial­e e sulle opzioni strategich­e. Quando ci sarà un’opzione concreta faremo ciò che dobbiamo», ha detto.

«Oggi è difficile dire se c’è prospettiv­a stand alone. La Bce è stata chiara nell’indicarci la strada, non trovo motivi per contestare o non essere d’accordo su questa linea», ha aggiunto Viola specifican­do però che nel frattempo, la banca «non è ferma, cammina. Anzi,

Sofferenze Le sofferenze a circa 46 miliardi lordi. Le ipotesi sull’aumento di capitale

camminerem­o ancora più veloci per farci trovare nelle migliori condizioni nel caso di un’ eventuale aggregazio­ne»

C’è, infine, ancora da chiudere con Banca Nomura la vicenda del derivato Alexandria che ha dato inizio alla tempesta sull’istituto senese. Mps ha chiesto ai giapponesi circa un miliardo. «Le distanze restano, ma noi continuiam­o a dialogare» ha ricordato l’amministra­tore delegato.

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