Corriere della Sera

IL MESTIERE DELLA SCUOLA

La sfida Con un rapporto che raccoglie le cifre allarmanti del ritardo del nostro Paese, soprattutt­o al Meridione, Save the Children lancia una campagna che intende ribaltare entro il 2030 lo scenario attuale. Uno scrittore spiega la sua ricetta

- di Carmine Abate

LA POVERTÀ EDUCATIVA? SI COMBATTE SE NELLE AULE VA IN CATTEDRA IL PRAGMATISM­O Quando insegnavo a Colonia, nel collegio dei docenti ci si concentrav­a su problemi concreti dei ragazzi favorendo anche il loro ingresso nel mondo del lavoro. Qui si spreca il tempo per le formalità

Per realizzare in Italia una «buona scuola» e di conseguenz­a una migliore società, occorre puntare su strategie efficaci che favoriscan­o la crescita educativa di tutti gli scolari, senza distinzion­i di sorta, con l’obiettivo finale, ambizioso ma imprescind­ibile, di restituire un futuro ai giovani. Un aiuto in tal senso ci viene offerto dal nuovo Rapporto di Save the Children «Illuminiam­o il Futuro 2030 — Obiettivi per liberare i bambini dalla Povertà Educativa».

Chiaro e lungimiran­te fin dal titolo, il Rapporto non si limita a fotografar­e il divario scandaloso tra la scuola del Sud e quella del Nord, ma si pone degli obiettivi irrinuncia­bili per colmare tale divario e avvicinare l’Italia ai Paesi culturalme­nte più sviluppati.

Per chi, come me, in questi ultimi quarant’anni ha attraversa­to il mondo della scuola dalla Calabria al Trentino, fermandosi per due lustri in Germania, come insegnante di scuola media e genitore e, oggi, come scrittore che incontra centinaia di studenti, il rapporto di Save the Children è l’ennesima conferma del fatto che, a fronte di innumerevo­li decreti, riforme pasticciat­e non condivise dai fruitori, tentativi di rinnovamen­to della didattica e dei criteri della valutazion­e, pochissimo è migliorato nel nostro sistema educativo.

Se la scuola non è affondata, malgrado tutto, è merito di quegli insegnanti «eroici», che sono consapevol­i dell’importanza della posta in gioco e perciò, nella prassi didattica quotidiana, puntano a migliorare le competenze necessarie affinché i ragazzi possano orientarsi in questo nostro mondo sempre più complesso, combattend­o di continuo contro il limite più evidente della scuola italiana: la scarsa propension­e al pragmatism­o. Se le infinite ore che un insegnante deve sprecare per le formalità, le carte da compilare, le riunioni obbligator­ie molto spesso inutili, venissero dedicate almeno in parte ai ragazzi, ci sarebbero meno frustrazio­ni collettive e più risultati concreti. Ricordo invece che quando insegnavo in una scuola tedesca a Colonia, i collegi dei docenti si concentrav­ano su problemi concreti, riguardant­i ad esempio la prassi per migliorare le competenze dei ragazzi in difficoltà o favorirne l’ingresso nel mondo del lavoro, attraverso il cosiddetto sistema duale che consente di frequentar­e la scuola e imparare un mestiere, guadagnand­o pure qualcosa.

Sarebbe però ingeneroso negare l’esistenza di tante scuole d’eccellenza, di tanti ragazzi preparatis­simi, all’altezza dei migliori coetanei europei, che io stesso ho incontrato e continuo a incontrare in molte città della Calabria e del Sud in generale. Essi sono la dimostrava­te zione, se ce ne fosse bisogno, che i ragazzi meridional­i non sono inferiori a nessuno.

I problemi nascono, come dimostra il Rapporto, nelle zone più povere, dove il tasso di dispersion­e scolastica è del 15%, dove regnano la disoccupaz­ione e l’assenza di un reddito dignitoso, mancano le infrastrut­ture e i servizi di prima necessità, figuriamoc­i il collegamen­to internet. E al contrario, in una realtà come il Trentino, ricca di infrastrut­ture e di stimoli culturali, non sorprendon­o gli ottimi risultati conseguiti dai ragazzi nei test di competenze scolastich­e. Tra le attività che come insegnante proponevo per incentivar­e il piacere della lettura, la più amata dai ragazzi era l’ora settimanal­e in cui li portavo nella fornitissi­ma biblioteca comunale di Mattarello, dove i ragazzi potevano scegliere e leggere un libro in santa pace. Ovviamente, laddove le istituzion­i latitano, non bisogna arrendersi all’inefficien­za, ma davvero accendere nelle singole realtà più depri- tante luci per illuminare il futuro. Save the Children ci dimostra che è possibile sconfigger­e la povertà educativa, ci suggerisce degli obiettivi concreti e concretizz­abili, che le scuole dovrebbero far propri non solo nelle programmaz­ioni scritte ma nelle attività didattiche di tutti i giorni. E se davvero tutti vogliamo una scuola che favorisca l’inclusione, il manifesto conclusivo del Rapporto, con poche modifiche e qualche aggiunta, dovrebbe essere letta come una sorta di premessa alla nuova riforma della scuola del governo Renzi. E ricordare ai politici di ogni latitudine e colore che la scuola e la cultura vanno messe al primo posto dell’azione politica, anche e soprattutt­o nei momenti di crisi, perché su di esse si fonda la vita civile ed etica di un Paese.

Carmine Abate, scrittore (1954), ha vinto il premio Campiello nel 2012 con «La collina del vento» (Mondadori). A ottobre uscirà, sempre per Mondadori il nuovo romanzo «La felicità dell’attesa».

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In gita Paolo Villaggio nel film di Lina Wertmüller Io speriamo che me la cavo, 1992
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