Troppi italiani nella lista nera Risparmiati russi e cinesi
Dottor Mito Michele Ferrari (Afp) L’Italia è davvero una centrale mondiale del doping? Così parrebbe scorrendo la «Prohibited Association List» pubblicata ieri dalla Wada. Nell’elenco dei 114 «infrequentabili», infatti, 61 sono italiani. La Lista nera è una novità: «Gli atleti non si dopano da soli — spiega Craig Reedie, presidente dell’agenzia mondiale antidoping — e la lista li aiuterà a capire chi evitare». Ovvero allenatori, medici, consulenti, «stregoni» sanzionati da agenzie antidoping o federazioni sportive. Frequentarli (chiedere tabelle di allenamento, partecipare a stage, sottoporsi a test o visite mediche) è come assumere un farmaco vietato: un anno di squalifica, come minimo. Tra i 61 italiani ci sono medici celebri come il Dottor Mito, alias Michele Ferrari, l’abruzzese Santuccione e il romagnolo Bianchi: inibiti a vita. Poi Fiorenzo Bonazzi (fino al 2018), l’ematologo delle «trasfusioni all’ozono» del ciclista iridato Ballan, il veneto Lazzaro (2016), l’emiliano Lugli (2017), il farmacista mantovano Nigrelli (a vita) e l’ex medico federale del ciclismo Posabella (2017). Gli ex corridori Piccoli (fino al 2016) e Leali (a vita). Gli stranieri? Spiccano il mentore spagnolo di Armstrong, Garcia dal Moral, il guru dei marciatori russi Kolenikov, il sanitario del calcio giamaicano Fraser, Lee Evans, nigeriano, ex stella dell’atletica e oggi medico. Perché tanti italiani? Perché l’Italia è tra le rare nazioni dove l’agenzia nazionale antidoping (il Coni, che da ieri ha un nuovo responsabile dell’ufficio antidoping, il generale Leonardo Gallitelli) sanziona anche i non tesserati. Eufemiano Fuentes, mente dell’Operacion Puerto, condannato a un anno di carcere, non è stato giudicato dall’autorità sportiva spagnola. E quindi è frequentabile. Rare sanzioni tra russi (solo 4), cinesi (1) o sudamericani e africani. La Wada ha recepito le liste esistenti nei vari paesi senza tenere in conto le differenti normative. E così tra gli infrequentabili ci sono i parenti di atleti o improvvisati «farmacisti» italiani ma nessuno degli allenatoridopatori cinesi smascherati nell’ultimo decennio. In Italia il doping è un problema serio, ma la fotografia scattata dalla Wada deforma la realtà.