Del Piero in mischia: «Stregato dagli All Blacks»
«Gli azzurri del rugby avrebbero bisogno di un Mondiale e di qualche parastinco in più»
Si comincia venerdì, con Inghilterra-Figi a Twickenham, si chiude il 31 ottobre, sempre a Twickenham, con la partita che assegnerà l’ottava Coppa del Mondo di rugby. Un torneo dai numeri impressionanti (partite trasmesse in 207 Paesi), con le solite favorite, Nuova Zelanda e Inghilterra su tutti, e con l’Italia che tenterà di conquistare un posto tra le migliori 8. Speranze poche, perché la concorrenza fa paura, ma al di là dei risultati degli azzurri c’è una certezza: per partecipazione, incassi e spettacolo sarà la miglior Coppa del Mondo di sempre. E tra gli appassionati decisi a non perdersi una partita c’è Alex Del Piero, giocatore straordinario col pallone rotondo e tifoso dell’altro pallone, quello ovale.
Scambio di maglie Alessandro Del Piero e Richie McCaw, capitano degli All Blacks particolare? Per capirci: se avesse giocato a rugby avrebbe voluto essere...
«Forse quello del mediano d’apertura, che casualmente ha il numero 10. Alla Diego Dominguez, con i calci penso di potermela cavare».
Molti dicono che il rugby non si capisce, che è troppo complicato. Pensa che abbiano ragione?
«No, non è così. Magari entrare nelle pieghe del regolamento può essere difficile, ma l’immediata comprensione di quello che sta accadendo in campo, della squadra che spinge verso la meta, è garantita anche per chi si avvicina a questo sport per la prima volta».
Contatti, incroci, amicizie con i campioni del rugby?
«In Australia ho conosciuto tanti campioni, a cominciare da Israel Folau. E poi molti All Blacks: Richie McCaw, il capitano, Ali Williams e tanti altri che hanno vinto il Mondiale quattro anni fa. E poi ho avuto il piacere di incontrare tanti grandi giocatori italiani: i fratelli Bergamasco, Mauro e Mirko, Martin Castrogiovanni, Luke McLean, Alberto Sgarbi».
Grandi partite viste dal vero?
« Una su tutte: Italia- All Blacks a Milano, nel 2009. San Siro pieno, la danza degli All Blacks. È stata quella la partita più emozionante che ho visto dal vivo».
Un ricordo particolare legato al rugby?
«Stare nello stesso spogliatoio con i campioni di rugby ma anche di Australian football e rugby league per un evento quando ero a Sydney. Pazzesca l’energia, la forza e il modo di caricarsi e di fare squadra di questi grandi atleti»
La haka dei neozelandesi è davvero così speciale? Cosa penserebbe se prima di una partita di calcio la squadra avversaria facesse qualcosa di simile?
«Se la fanno loro è emozionante, coinvolgente, sorprendente. E mette in soggezione l’avversario, senza dubbio. Se la vedi fuori contesto, o fatta da altri, non è la stessa cosa. Ma quando gli All Blacks ti si presentano davanti così, è impressionante».
Italia a parte, ai Mondiali farà il tifo per...
«Per gli All Blacks, ma anche per i wallabies, gli australiani: ho amici in quella squadra e farò il tifo anche per loro».
Mai provato a calciare un pallone ovale?
«Mai. E credo che sia molto diverso». Seguirà il Mondiale? «In tv, su Sky, che ormai è la mia squadra. Sono curioso di vedere Elio in azione sul rugby. Sarà divertente».
Prenderebbe qualcosa dal rugby per portarlo nel calcio?
« Lo spirito di squadra, l’unione quasi viscerale tra i compagni della mischia. Nel rugby si vince e si perde sempre insieme. E l’accettazione del verdetto del campo, sempre e comunque, senza polemiche.»
E cosa prenderebbe dal calcio per portarlo nel rugby?
«La vittoria di un Mondiale per gli azzurri! E qualche parastinco in più... ne hanno bisogno».
Se avessi giocato? All’apertura con il 10, come Dominguez: con i piedi me la sarei cavata