E Roberti le dà ragione: guai a negare l’evidenza
Il velo lo ha squarciato Rosy Bindi. Parlando di camorra come «elemento costitutivo» della società napoletana. E scatenando reazioni indignate nella Napoli, sindaco de Magistris in testa, che non ci pensa proprio a far «coincidere l’origine di Napoli con la camorra». Lo rivendica la presidente dell’Antimafia. E accanto a sé trova voci di rilievo. Il procuratore antimafia, Franco Roberti, che va oltre: «Parte integrante della società». Non è una sterile questione semantica. Roberti, che è stato procuratore capo a Salerno, lo spiega bene di fronte alla commissione bicamerale: «La camorra — dice — è un problema economico, politico e sociale oltre che criminale». Guai a «negare l’evidenza», e
Il profilo Franco Roberti, 67 anni, magistrato. Nel 2013 il Csm lo ha nominato procuratore nazionale antimafia
continuare a trattare le mafie come un «problema emergenziale». O demandarlo solo all’azione giudiziaria dove, assicura Roberti «è stato fatto tutto il possibile». Ora, dice Roberti, occorre un piano di interventi economici per il recupero di quei territori. Perché «esiste una Napoli virtuosa e onesta ma accanto c’è una Napoli camorrista e plebea che convive con quella perbene e trova la sua linfa in quelle povertà crescenti e in quelle diseguaglianze in cui si infiltrano le mafie per fare affari con i ricchi». Con la presidente si schiera la Confindustria campana e chiede di prendere con «serietà la sua denuncia». Ma la ferita, aperta dal giudizio tagliente della Bindi, brucia ancora a molti. «Parole sconcertanti e lasciano un senso di amaro in bocca», dice Pietro Russo, presidente di Confcommercio della provincia napoletana. E il sindaco de Magistris è il più duro: «Non interloquisco più con la Bindi voglio parlare con Boldrini e Grasso e sapere se sono d’accordo sulla camorra dato costitutivo della storia di Napoli. Se così fosse la Commissione sarebbe venuta a gettare discredito su Napoli». Quanto a lei, conclude: «Avrebbe potuto chiarire, spiegare. Invece no. Perseverare è diabolico».