Appalti nel mirino «Importi gonfiati e nessuna verifica sull’antimafia»
Il problema è il mancato rispetto delle regole. Per esempio quelle dettate dall’articolo 48 del codice degli appalti, per verificare i requisiti necessari a ottenere i lavori con le cosiddette «procedure negoziate», cioè a trattativa privata anziché attraverso le gare pubbliche. Nel caso del Comune di Roma, gli ispettori dell’Anticorruzione hanno esaminato un campione di dodici assegnazioni da parte di sei diverse strutture dell’amministrazione, proprio per accertare se fosse stata seguita la procedura prevista. La risposta contenuta nella relazione è sconfortante: «Non si registra nessun caso nel quale la fase di verifica dei requisiti sia pienamente conforme a quanto previsto dall’articolo 48 del codice». Come dire che la legge è stata regolarmente violata.
In dieci casi su dodici c’è «carenza di certificazione di regolarità fiscale» e di altri adempimenti, in otto mancano i bilanci completi, in sei manca la verifica del «numero medio dipendenti e dirigenti», e così via. «Di particolare gravità — scrivono gli ispettori — appare l’omissione pressoché generalizzata della verifica di comunicazione antimafia», che potrebbe portare alla decadenza o alla sospensione dell’appalto. «Parimenti — prosegue il rapporto — si è potuta rilevare la di quell’inchiesta».
In realtà, di filone, se ne apre anche un altro: quello sullo smaltimento dei rifiuti nei campi rom. La Procura di Roma ha acquisito un’informativa della Polizia locale in particolare sul campo di via di Salone (periferia est, a ridosso della Roma-L’Aquila). La vicenda è anche ricostruita in un’interrogazione parlamentare del senatore Andrea Augello (Ncd) al ministro dell’Interno (e leader del suo stesso partito) Angelino Alfano. Che è successo? Il Comune, dipartimento Politiche sociali, affida direttamente frequente carenza di verifica dei casellari giudiziali dei soggetti rappresentanti l’operatore economico, della regolarità contributiva» e altre prescrizioni. Infine si segnala «l’assenza, nella quasi totalità delle procedure esaminate, della verifica dei requisiti di capacità economico-finanziaria e tecnico-amministrativa dichiarata» da chi ottiene l’affidamento dei lavori.
La denuncia trasmessa dal presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone a tutte le autorità competenti si basa sull’analisi certosina dei singoli appalti selezionati, svolta con la collaborazione del Nucleo Tutela Mercati della Guardia di Finanza. Dai resoconti spiccano le assegnazioni a trattativa privata di interventi per la messa in sicurezza di alcuni immobili; in molti casi l’importo complessivo dei lavori di «somma urgenza» commissioA al consorzio «Alberto Bastiani Onlus» (nel quale ci sono anche coop tirate in ballo per Mafia Capitale, come Edera e Capodarco) due interventi — il 10 e il 19 dicembre 2013 — di bonifica del campo, uno da 161 mila euro, l’altro da 97 mila e i lavori vengono liquidati a maggio 2014. Primo problema: «Il codice degli appalti — scrive Augello — prevede bandi di gara per importi superiori a 40 mila euro». Secondo: il consorzio, tramite un subappalto, fa anche lo smaltimento dei rifiuti speciali, senza averne la qualifica richiesta. Terzo: al Comune
I lavori esaminati Sotto la lente sono finiti anche i lavori di via del Babuino, nel pieno centro della città
nati per la «immediata esecuzione» ha largamente superato il limite dei 200 mila euro stabilito dalla legge.
Nel mirino della verifica è finito anche «l’intervento di riqualificazione e allargamento di via del Babuino», nel pieno centro della città, fra piazza di Spagna e piazza del Popolo. Un caso emblematico perché ha subìto «una rivisitazione nelle scelte politiche» nell’avvicendamento tra la Giunta Alemanno e quella dell’attuale sindaco Ignazio Marino, che ha deciso la pedonalizzazione del cinquecentesco Tridente Sistino. Alla fine il costo del lavori «al ribasso» per via del Babuino ha superato il milione e mezzo di euro, oltre la soglia di un milione prevista per quel tipo di «procedura negoziata». Ciò è stato possibile grazie a una particolare suddivisone del valore dei lavori, e gli ispettori accusano: «Appare evidente l’artificioso frazionamento dell’appalto volto a eludere l’articolo 29 comma 4 del codice»; cioè quello che lo vieta espressamente. Lo sforamento, infatti, «si poteva evincere già dallo schema di contratto e capitolato allegati al progetto esecutivo approvato».