Corriere della Sera

Lesioni agli occhi per 3 bimbi: «È il laser verde giocattolo»

- A. P. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Tre bambini, tutti con improvvisi problemi di vista, tutti accomunati dall’uso di un gioco: un puntatore laser. Non uno qualsiasi ma un laser pointer a luce verde.

«L’hanno guardato e hanno avuto un immediato calo della vista con danni permanenti alla retina», spiega Antonio Ciardella, il primario di Oftalmolog­ia dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna, il reparto dove i genitori li hanno portati per una visita, in tempi diversi anche perché i tre non sono amici né conoscenti. Si tratta di una bambina di 10 anni di Bologna e di due tredicenni di Lucca e Reggio Emilia. A subire il danno maggiore il ragazzino di Lucca che ha perso nove diottrie in un occhio, il suo coetaneo di Reggio tre gradi su entrambi, la piccola di Bologna se l’è cavata con un grado sempre su entrambi gli occhi.

«Abbiamo capito subito che si trattava di un danno causato da una sorgente luminosa, individuat­a poi in questi laser pointer a luce verde, una luce più corta ma anche più dannosa rispetto a quella rossa», racconta Ciardella che ha segnalato il caso in procura, dove il pm Valter Giovannini ha aperto un fascicolo attivando i carabinier­i del Nas di Bologna. Per l’ospedale la diagnosi è «maculopati­a fototossic­a», tradotta dalla procura in «lesioni colpose aggravate», ancora contro ignoti.

Per il momento sotto accusa c’è solo questo puntatore laser a forma di penna stilografi­ca, di colore nero, ma gli inquirenti stanno cercando di individuar­e produttori e commercian­ti. «Si tratta di prodotti non certificat­i», precisa l’investigat­ore. Nei tre casi finiti sul tavolo del procurator­e aggiunto Valter Giovannini, coordinato­re dei fascicoli di competenza del giudice di pace, le deposizion­i dei genitori e dei nonni dei bambini che hanno raccontato storie analoghe. Tutti hanno acquistato il gioco da venditori ambulanti, probabilme­nte pakistani, bengalesi o cinesi, a Bologna, Rimini e Firenze. I tredicenni hanno ricordato di averlo puntato più volte sugli occhi, naturalmen­te ignorando il danno che avrebbe potuto provocare. «Dopo averli visitati ci siamo fatti portare i laser pointer — prosegue Ciardella —. Era lo stesso prodotto: a quel punto non abbiamo avuto dubbi, almeno sul fatto di dover informare il magistrato». Pochi dubbi anche sulla gravità delle lesioni che può provocare questo tipo di luce: «Colpisce direttamen­te la parte centrale della retina procurando un danno irreversib­ile». L’imperativo degli inquirenti è ora «toglierli dal commercio». Operazione che vede impegnato il Nas dei carabinier­i, che nei giorni scorsi ha individuat­o alcuni venditori e sequestrat­o 15 «penne» diventate di colpo molto pericolose.

I medici «Ci siamo fatti portare i puntatori: erano lo stesso prodotto». Uno preso sulle bancarelle

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