Divieti in auto e foto sui danni Ma è il prezzo il vero antifumo
La campagna antifumo del ministero della Salute è la prima dopo cinque anni con un testimonial popolare. A Renato Pozzetto (20092010), succede Nino Frassica, azzeccato persuasore, almeno si spera, protagonista di 4 spot dove ripete «Ma che sei scemo?». Scemo nel perseguire una cattiva abitudine che può portare a cancro e brutte malattie specie se coltivata in età precoce. La campagna fa parte di una manovra di accerchiamento contro il tabacco, condensata in un decreto legislativo con più fasi di attuazione che recepisce la direttiva europea, arricchito di norme italiane. Made in Italy è il divieto di fumo in auto in presenza di bambini e donne incinte, il no al consumo fuori dagli ospedali e alla vendita ai minori di ricariche con nicotina alle e-cig. Tra le restrizioni comunitarie, aboliti i pacchetti di sigarette da 10 e le confezioni con più di 30 grammi di tabacco da arrotolare, largo ai pacchetti anonimi, dove le uniche scritte sono avvertenze e foto sui danni provocati dalle sostanze, via l’indicazione della percentuale di catrame per non indurre il cliente a credere che una concentrazione più bassa sia poco dannosa. Gli spot sono lo spunto per abbinare altri messaggi ad esempio contro il maltrattamento di animali. Basterà la controffensiva a abbassare la curva degli italiani che fumano, ferma da cinque anni su circa 10-11 milioni? Bene la simpatia di Frassica. Però va ricordato che i metodi terroristici non hanno evidenza di efficacia: i giovani se ne infischiano di sapere che si fanno male. Secondo l’Oms l’unico strumento davvero utile è il drastico aumento del prezzo dei pacchetti. Ma drastico, non 10 centesimi per volta.