«La cosiddetta teoria del gender? La Buona scuola parla solo di parità»
Circolare del ministro Giannini: vie legali contro chi insiste con questa truffa culturale
«Si ribadisce che tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo». Nero su bianco. Anzi, di più: scrive «cosiddetta Teoria del Gender». E poi a voce spiega: «Chi ha parlato e continua a parlare di “teoria gender” in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola compie una truffa culturale: voglio dire con chiarezza che ci tuteleremo con gli strumenti adeguati».
Ci prova ancora una volta la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini a lasciare la teoria gender fuori dalle scuole d’Italia. Una «grande truffa culturale» la definisce e arriva a promettere: «Ci tuteleremo con gli strumenti a nostra disposizione, anche per vie legali», perché «il principio che introduce la Buona scuola non ha nulla a che fare con la teoria gender, ma esplicita dei criteri di sensibilizzazione all’interno delle scuole all’educazione alla parità tra i sessi, è l’introduzione alla cultura della non discriminazione di ogni tipo, razziale, etnico e religioso». E, perché le cose siano definitivamente chiare, dal ministero dell’Istruzione fa partire una circolare a tutte le scuole con oggetto «chiarimenti e riferimenti normativi a supporto dell’articolo 1 comma 16 legge 107/2015».
Perché è da lì che tutto parte, da quel comma 16 della Buona scuola che parlando del piano dell’offerta formativa (il Pof) delle scuole «assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni». Mesi di raccolte firme, catene via Whatsapp e Facebook, mail bombing per non far firmare il patto di corresponsabilità, perché «sennò entra la teoria gender in classe». Tanto rumore da costringere già lo scorso 6 luglio il Miur ad emanare una nota a tutte le scuole per tranquillizzare tutti e richiamare al «corretto utilizzo degli strumenti normativi già esistenti che puntano ad assicurare la massima informazione alle famiglie su tutte le attività previste dal Piano dell’offerta formativa». Ieri il bis. «Spero che sia sufficiente — dice Giannini —, ove si continuasse ad incriminare la legge studieremo quali strumenti adottare».
Applausi alla ministra da sinistra e dal mondo gay (Arcigay, Gay Center, Gay Net) che parla di «allarmi infondati e propaganda martellante messa in campo da destre e integralisti cattolici». Promettono battaglia invece le associazioni pro famiglie. Il leader di «Manif pour tous» Italia Filippo Savarese: «Per restare liberi di educare i nostri figli quest’anno ogni scuola sarà una trincea». E definisce le parole della Giannini «minacce di gravità inaudita, stiamo organizzando una rete nazionale anti-gender». Mentre in Emilia Romagna il leghista Daniele Marchetti attacca il manuale W l’Amore distribuito in molte terze medie bolognesi: «Si parla di genere e di come ognuno possa scegliere la propria identità, ma si dimentica che la nostra società si fonda sulla famiglia che è formata da uomo e donna».
Intanto, ieri i sindacati hanno bocciato il bonifico di 500 euro per l’aggiornamento culturale dei prof previsto dalla Buona scuola e annunciato dalla ministra. Elargizione che arriva nel periodo in cui dovrà cominciare la discussione del nuovo contratto dei docenti. E Rino Di Meglio (Gilda) la bolla così: «Ricorda la lex frumentaria in vigore nell’antica Roma, che stabiliva la distribuzione di frumento a basso prezzo».
All’attacco Un’associazione minaccia: «Quest’anno ogni classe sarà una trincea»