Corriere della Sera

ATTALI «PREVEDE» IL FUTURO PER BATTERE IL FATALISMO

- Stefano Montefiori

Tra manuale di selfhelp e saggio di politica internazio­nale, «Peut-on prévoir l’avenir?» è il nuovo libro di Jacques Attali, 71 anni, già consiglier­e ufficiale di François Mitterrand, nominato a capo della commission­e sulla crescita da Nicolas Sarkozy e oggi voce molto ascoltata da François Hollande. Il consulente dei presidenti è oggi protagonis­ta anche di una importante e inusuale esposizion­e che si apre al Louvre il 24 settembre, ispirata al suo bestseller del 2006 «Breve storia del futuro» (Fazi).

In un’Europa impantanat­a nella gestione (spesso inadeguata) delle continue emergenze, lo sguardo da futurologo di Attali fa scalpore. Un po’ per l’erudizione, un po’ per la visione a lungo termine ( 50 anni), un po’ per i giudizi definitivi: «Quando voglio cogliere l’avvenire di un Paese in modo rapido e sintetico, mi baso sulla sua demografia, segno della forza vitale, la sua gastronomi­a, indicatore della propension­e alla gioia, e la musica, prova della capacità di pensare se stesso. Ecco perché attribuisc­o poco avvenire alla Cina, che ha solo la forza della gastronomi­a, e molto all’India, che le ha tutte e tre».

Attali spiega che la sua ossessione per la capacità di leggere il futuro deriva dalla storia personale, e da due previsioni. Una sbagliata, quella della madre, che fino alla fine non si accorse di essere incinta di due gemelli e non pensò al nome per un secondo bambino: «Jacques» è quello della targhetta dimenticat­a nell’altra culla recuperata per lui, in fretta e furia, all’ospedale. La previsione giusta fu invece quella del padre, che alle prime avvisaglie della guerra capì che era meglio abbandonar­e subito l’Algeria e trasferire la famiglia a Parigi, nonostante tutti gli consiglias­sero il contrario.

L’idea di «conoscere» o «predire» l’avvenire significa pensare che è preordinat­o, immutabile, e questo permette solo fatalismo e rassegnazi­one. «Prevedere» l’avvenire invece, secondo Attali, implica la possibilit­à di intuire i possibili sviluppi, di influire sulle tendenze e cambiarne il cammino. «La pigrizia è il peggior nemico dell’anticipazi­one — scrive Attali —. Ma la previsione è la migliore alleata della libertà: è l’unico modo per evitare che si realizzi lo scenario più cupo, per ciascuna delle nostre vite come per l’umanità».

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