Incubi e abusi nel debutto lirico di ricci/forte
Da anni ormai il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto commissiona lavori di Teatro musicale nella speranza di trovare geometrie tali da evitare che il regista lavori su una drammaturgia musicale già confezionata e che, parimenti, il compositore si limiti a scrivere le musiche di scena di uno spettacolo di prosa che ne potrebbe prescindere. Forse il perfetto equilibrio tra teatro e musica è un’utopia ma val la pena di provarci. A maggior ragione per un’istituzione che non vuole essere «sperimentale» solo nel nome. Quest’anno però ha vinto il teatro.
Non che la musica di Andrea Cera non abbia qualità. Anzi, ne ha quanto basta a desiderare di saperne di più del giovane compositore di Malo. Ma in A Christmas Eve (chissà perché un titolo in inglese per un pezzo in italiano) il filo del discorso è teatrale, con un «libretto» niente male ma un po’ verboso. È un torbido quadro famigliare — un padre padrone e due figlie in una stanza d’ospedale alla vigilia di Natale — dal quale emerge il peso di un’infanzia di abusi sessuali. Ne è autore il sodalizio ricci/forte (guai a scriverne i nomi con le maiuscole), mentre la regia è del solo Stefano Ricci. Si vale di due cantanti (Marco Rencinai e Beatrice Mezzanotte) e due attori (Anna Gualdo e Giuseppe Sartori): un quartetto di ottimi interpreti. I primi seguono una strana tecnica a metà tra il parlato e il canto vero e proprio, che è meritevole di essere approfondita; i secondi recitano impostati: soprattutto l’attrice, che è fin troppo attrice.
Marco Angius dirige con autorevolezza l’ensemble strumentale del Teatro spoletino. Il pubblico del Teatro di San Nicolò decreta un vivo successo.