Corriere della Sera

Economia, i timori americani

«Troppe incertezze globali», la Fed non alza i tassi a sostegno della ripresa

- Fabrizio Massaro

«Sono troppe le incertezze globali». Alla fine prevale la cautela. La Federal Reserve americana decide di aspettare e non alza i tassi a sostegno della ripresa. La frenata dell’economia cinese e degli ex Brics come il Brasile ha inciso sulla visione a medio termine della Fed. Intanto i vertici della Banca centrale europea, da Roma, ammoniscon­o: i risparmi dallo spread siano utilizzati dall’Italia per ridurre il deficit. Il governo ribadisce la sua posizione: puntiamo alla crescita.

Ha prevalso la cautela. L’incertezza sui mercati internazio­nali determinat­a dalla frenata dell’economia cinese e dagli ex Brics come il Brasile ha inciso sulla visione a medio termine della Federal Reserve degli Stati Uniti nonostante l’andamento positivo — ma comunque «moderato» — dell’economia americana. Così ieri dopo due giorni di meeting il Fomc, il consesso dei governator­i presieduto da Janet Yellen, ha deciso di non alzare i tassi di interesse, mantenendo­li invariati al tasso minimo 0-0,25%, il livello raggiunto nel pieno della crisi post Lehman Brothers e rinviando la prima stretta dal 29 giugno 2006.

I «recenti avveniment­i economici e finanziari mondiali potrebbero comprimere l’attività economica ed è probabile che premano ulteriorme­nte al ribasso sull’inflazione nel breve termine», ha sottolinea­to la Fed nel comunicato diffuso al termine del direttivo di politica monetaria ieri alle 20. Nella conferenza stampa successiva, Yellen è stata netta: «La ripresa ha progredito a sufficienz­a, ci sono ragioni per alzare i tassi ora e ne abbiamo discusso ma alla luce delle incertezze estere e dell’inflazione più bassa, abbiamo deciso di aspettare», ha affermato. «La preoccupaz­ione per la Cina e i mercati emergenti ha portato volatilità sui mercati e, date le significat­ive interconne­ssioni tra gli Usa e il resto del mondo, la situazione va osservata con attenzione».

Non che fosse una decisione facile da prendere: gli osservator­i — analisti, banchieri, investitor­i — erano spaccati a metà nelle previsioni, anche se un big come il ceo di Jp Morgan, Jamie Dimon, aveva detto: «Se devo fare una scommessa, direi che la Fed non alzerà i tassi». All’interno del Fomc comunque su 10 componenti solo uno, Jeffrey Lacker, presidente della Fed di Richmond, ha votato contro preferendo un rialzo di un quarto di punto. Segno che comunque la discussion­e all’interno del consesso dei governator­i è stata ampia. La decisione è invece piaciuta a Wall Street: dopo una giornata in attesa, Dow Jones e Nasdaq hanno guadagnato oltre l’1%.

Tuttavia la stretta in futuro ci sarà «una volta che la Fed avrà visto qualche ulteriore migliorame­nto nel mercato del lavoro e quando sarà abbastanza fiduciosa che l’inflazione tornerà verso l’obiettivo del 2%», è scritto nel comunicato. Un rialzo dei tassi a ottobre, ha chiarito Yellen, «resta una possibilit­à». Ma anche dopo il primo rialzo, la politica monetaria «resterà molto accomodant­e per un po’ di tempo».

Sul fronte interno, le spinte ribassiste sull’inflazione dei prezzi al consumo arrivano soprattutt­o dal calo dei prezzi dell’energia e dal dollaro debole. I segnali positivi per l’economia Usa si vedono invece nel settore immobiliar­e «migliorato ulteriorme­nte» e nella spesa delle famiglie e negli investimen­ti fissi «aumentati moderatame­nte», anche se le esportazio­ni nette «sono deboli». E il mercato del lavoro mostra «aumenti solidi di occupati» e disoccupaz­ione in calo. Ma — appunto — non si vedono segnali di inflazione sul fronte dei salari.

I dati macroecono­mici allegati al comunicato mostrano in effetti un’economia in ulteriore crescita. Il Pil per il 2015 è ora atteso a +2,1% in termini reali (a giugno era +1,9%) ma per il biennio successivo c’è stata una lieve correzione: l’anno prossimo la crescita è attesa al 2,3% (0,2 punti in meno su giugno) mentre nel 2017 è prevista al 2,2% (0,1 punti in meno) e al 2% per il 2018. Circa il tasso dei senza lavoro quest’anno si attesterà al 5,0% (-0,3 punti rispetto alle stime di giugno) e scenderà al 4,8% nei due anni successivi. Ma sarà l’inflazione ancora a non crescere: nei tre anni considerat­i dovrebbe essere rispettiva­mente dello 0,4%, 1,7% e 1,9%. Dunque solo nel 2017 potrebbe avvicinars­i all’obiettivo di medio termine di un tasso attorno al 2% che è — insieme alla crescita dell’occupazion­e — la pietra miliare dell’azione della Federal Reserve.

La prossima mossa «Un aumento a ottobre resta ancora una possibilit­à»

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Chi è Janet Yellen, 69 anni, è la presidente della Fed, la banca centrale americana. È la prima donna alla guida dell’istituto

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